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Dall’intelligenza artificiale alla disforia di genere, stiamo sperimentando le frontiere che abbattono i limiti dell’essere umano. Nel primo caso cerchiamo macchine che sostituiscano le relazioni, quasi che potessimo appunto dimenticare tutti i risultati delle neuroscienze sulla centralità delle emozioni: arriviamo addirittura al paradosso di un robot counsellor, con emozioni precodificate. Nel secondo, vediamo che la società postmoderna che – da Reich in poi − ha appena riscoperto la centralità del corpo come identità e relazione, ne avverte i limiti, che vuole negare o superare. Lo vediamo dall’espressione artistica, che sempre più lo scompagina, alla teoria gender, che arriva a considerare il corpo come una costruzione sociale da superare. Ecco quindi che ritorna la domanda: che cosa e umano? E’ illuminante in proposito uno degli aneddoti iniziali de Il Piccolo Principe, in cui il protagonista chiede al pilota di disegnargli una pecora. Il pilota fa molti tentativi di disegnare una pecora, ma tutti risultano inutili, poi disegna una scatola vuota e il piccolo principe è soddisfatto. Il senso è evidente: ogni pecora disegnata non è ‘la pecora’ ma ‘una pecora’. Nella scatola vuota qualsiasi pecora può esserci perché l’idea di pecora e dentro e fuori ogni pecora reale. Ecco la grande sfida della postmodernità: ogni uomo si auto legittima perché esiste, ma quando non si può applicare la parola ‘uomo’? E’ la lacuna di molte riflessioni di oggi: se l’esistenza precede l’essenza, esistono dei confini per definire l’esistenza umana? La dialettica ‘questo uomo’ e l’‘uomo’ ritorna da un’altra prospettiva: è possibile – e con quali perimetri – il passaggio dall’esistenza all’essenza?

Giovanni Salonia, L’educazione al ‘gusto’ come etica della felicità. Dall’emergenza antropologica a itinerari di cambiamento: lo sguardo della Gestalt Therapy sulle relazioni sociali e intime nel contesto della società post-liquida. Dialogo con Giovanni Salonia e Valeria Conte a cura di Antonio Sichera, in GTK7 gennaio 2019, pag. 22-23

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