Perché andiamo avanti, ci lanciamo ogni giorno nel mondo, ci scommettiamo anche nelle difficoltà più grandi, nei passaggi più atroci, in quanto sentiamo che ci sarà un domani. E questa certezza corporea fa sì che non si blocchi la nostra attività intellettiva, non aumenti la nostra pressione sanguigna, il nostro cuore continui a battere con regolarità, i nostri arti non si paralizzino, i nostri sfinteri non si rilassino in preda all’angoscia. Viviamo perché speriamo, perché il nostro corpo regge il proprio dinamismo quotidiano su un sentimento della vita e della sua persistenza che ci apre al futuro e ci consente di affrontarlo.
Antonio Sichera, In ascolto dei poeti. Voci e pensieri della poesia contemporanea in Italia, ed. Bonanno, Marzo 2017, pag. 20