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Potremmo sintetizzare il nucleo dell’esperienza borderline nell’incessante altalenare tra autonomia e dipendenza, tra desiderio di una vicinanza tale da non diventare confusione e desiderio di una differenziazione che non precipiti in vuoto e isolamento. […] L’ambivalenza e l’instabilità delle relazioni rispecchiano quindi la paura di essere abbandonati e al contempo quella di essere fagocitati: non mi posso fidare di nessuno (la vicinanza mi confonderà), ma ho anche un bisogno disperato della presenza dell’altro che mi consenta di ancorare i miei vissuti. L’esperienza del calore è infatti un rivivere l’imbroglio, la paura di essere nuovamente risucchiati. Per salvarsi, la persona è costretta a distruggere la relazione, ma questa è anche ciò a cui tiene di più, incastrandosi così in un dilemma terribile. Il PBL, quando sente un po’ di calore, se ne allontana perché non ragiona più, non sa più quale sia l’emozione che sente, e allontanarsi rappresenta per lui l’unico modo per avere chiarezza su ciò che prova. La scissione, come meccanismo arcaico di difesa, è piuttosto un continuo alternarsi di avvicinamenti intensi e allontanamenti altrettanto drastici, a causa dell’intollerabilità della complessità e dell’ambiguità di cui sono cariche anche (costitutivamente) tutte le relazioni attuali. Sentire due emozioni contrastanti, come l’essere arrabbiati verso una persona amata o percepire due emozioni contrastanti nell’altro («è mio amico e mi ha risposto in modo brusco»), è insopportabile. Ecco che riemerge la confusione e la sensazione di essere ‘imbrogliati’.

Andreana Amato, “«…Come se fossi nata ‘dispara’…» Il modello di Traduzione Gestaltica del Linguaggio Borderline (GTBL). Attestazioni cliniche”, in G. Salonia (ed.), La luna è fatta di formaggio. Terapeuti gestaltisti traducono il linguaggio borderline, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pagg. 93-94



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