Foto di Paolo Bacchiocchi |
Diversamente dalle terapie umanistiche, in genere chiuse per principio alla concettualizzazione freudiana, giudicata improponibile tout court (e dunque esclusa da ogni forma di dialogo), l’approccio nato con Gestalt Therapy tende a coniugare proficuamente l’ispirazione fenomenologica con la matrice psicoanalitica, secondo un modello del tutto originale, che sfugge da un lato all’intrapsichismo freudiano grazie alla fenomenologia del contatto, e dall’altro all’impotenza diagnostica (e linguistica) in virtù di un confronto serrato con i movimenti analitici e postanalitici, riletti da Perls e Goodman in una chiave ermeneutica. Perché i terapeuti della Gestalt sanno che dove c’è l’Es bisogna porre l’io-tu, dove c’è la frattura si deve ricostruire la continuità vitale dell’esperienza; ma rimangono memori, nel pensiero e nel linguaggio, che quella frattura è in verità la feritoia, l’utero, dal quale sono apparsi al mondo come nuova creatura.
Antonio Sichera, Dalla frattura freudiana alla continuità gestaltica: lo scarto epistemologico di Gestalt Therapy, Edipo dopo Freud, GTK Books 1 – Rivista di psicoterapia, p. 58