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 Si dimenticano le parole, il loro significato, le regole grammaticali e sintattiche, al punto che diventa difficoltoso persino costruire un periodo strutturato; luoghi da sempre frequentati, addirittura la propria casa, diventano sconosciuti; angosciante è l’esperienza di non riconoscere i propri familiari, di non ricordare nemmeno il proprio nome. Il paziente dimentica lo scopo delle azioni che sta compiendo, le sue idee svaniscono all’improvviso: tutto si oscura provocando incertezza e smarrimento. Non riesce a pianificare azioni e organizzarle in sequenze (aprassie ideomotorie e ideatorie). Tutto questo lo rende apatico e privo di ogni interesse. Gradualmente perde la ‘sintonia’ emotiva propria delle relazioni interpersonali. I sintomi all’inizio episodici, progressivamente si combinano tra di loro aumentando di frequenza. L’esserci-tra se stesso e l’Ambiente diventa, così, sempre meno scontato per il paziente: perde il senso del familiare e l’esperienza della sicurezza nello stare al mondo. Il ground, costituito dall’esserci corporeo, dal riconoscersi e dal riconoscere l’Ambiente in cui si è situati, viene gradualmente frammentato e il paziente perde il senso di radicamento e si muove senza un punto di riferimento. Inoltre, la processualità che, a partire da uno sfondo di contatti stabili e sicuri, consente l’emergere di figure nuove, è compromessa dall’attenzione deficitaria, dalla percezione secondaria alterata, dai deficit di working memory, per cui non è chiaro il movimento verso l’Ambiente in quanto l’energia non è definita o perde la direzione per cui il paziente fallisce nell’intenzionalità di contatto. L’Organismo si smarrisce e non riesce ad arrivare intero, con tutto se stesso, al confine di contatto con l’altro, quindi, non può co-creare con l’Ambiente una nuova traità.

Grace Maiorana e Barbara Buoso, Il frammentarsi delle traità nella Demenza di Alzheimer. Ed io avrò cura di te: ricucire trame smarrite, in GTK 6, Rivista di Psicoterapia, Maggio 2016, pagg.20-22



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