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L’acqua, in particolare, è l’elemento preferito di Fabiola. Lavando le bambole, insaponandole, si concentra tutta nel contatto con l’acqua e con la schiuma, coinvolgendo tutto il suo corpo, a volte accarezzandolo, altre volte con più furia. È così intensa l’inquietudine e forte il desiderio di allargarsi, conquistare, sentire… Anche i pasticciamenti la gratificano, elettrizzandola, come se stesse preparando una pozione magica. Ma se lasciata da sola, il gioco dura poco e il disordine che si crea lo fa degenerare. Cerca spazio e non conosce confini tra il suo sé e il resto, così che il colore straripa dappertutto. Sfugge il nostro sguardo ma di sottecchi controlla in realtà se viene ‘vista’, nella contraddittoria speranza di essere osservata. Se ci poniamo con troppa condiscendenza, esaspera il suo atteggiamento sfidante. Se reagiamo con durezza o collera, offriamo una specularità prevedibile a quel che sente dentro di sé. Per questo diventa difficile ma essenziale mantenere un atteggiamento sereno e deciso nel contatto con la parte profonda di Fabiola, nel rispetto delle regole che offrono limiti sicuri. A mano a mano che la relazione con noi si stabilizza, emerge in Fabiola il bisogno di possedere, di sperimentare la certezza che la persona individuata sia tutta per lei. E questo anche attraverso il possesso delle cose cha appartengono alla scuola, ai compagni, alle maestre. Perciò le tenta tutte per prendersi ciò che le spetta ‘di diritto’, per colmare un’ansia che la agita, una mancanza che la decentra, una paura che la confonde. Il suo stare a scuola si struttura in un’alternanza di situazioni aperte, di emozioni che cercano una via di uscita senza che la forza prodotta diventi distruttiva. Poter sperimentare un piccolo gioco di gruppo in cortile senza entrare in conflitto con i compagni, o fare la ‘vice maestra’ che organizza i materiali per i più piccoli diventano piccole esperienze capaci di gratificarla se i tempi di svolgimento sono brevi e contenuti, in modo che lei possa gestirli.

Dada Iacono, Gheri Maltese, Come l’acqua… Per un’esperienza gestaltica con i bambini tra rabbia e paura. Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2012, pagg. 30-31




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