Un’emozione ben riconoscibile, per quanto intensa e sgradevole, è comunque più tollerabile del non sapere cosa si stia provando. L’acting out è allora il modo di alleviare questa sensazione. La ricerca di esperienze sensoriali eccessive (abuso di sostanze, ricerca del pericolo, comportamenti sessuali frenetici) o i comportamenti autolesivi hanno lo scopo di rendere sopportabile l’ondata emotiva. Fare un’azione per tollerare un’emozione o, meglio, l’angoscia della confusione delle emozioni. Il dolore fisico è ‘meglio’ di quello mentale. M. descrive così uno di questi momenti. Racconta di essersi sentito impazzire durante un dialogo con la ragazza: «Non ci stavo capendo niente, accetta i fiori e il regalo, mi dice che sono la persona più dolce del mondo… poi mi dice di star male, che forse è meglio non vedersi, poi si avvicina e mi dà un bacio sulle labbra e si preoccupa per me… – non fare casini! –. Guarda, al momento mi ha fatto una tenerezza… ma perché non possiamo stare insieme? Poi mi è salita un’angoscia… allora sono andato in giro in motorino a mille all’ora… fuori dal bar dove mi sono fermato per le sigarette c’era un tizio, un balordo. Ho detto… adesso lo guardo fisso, così scatta la rissa. Perché lo so che quando sto lì che mi preparo davanti a uno, magari più grosso di me, che cerca rogna… sento un’energia che mi sale dai piedi e va tutta in testa e nelle mani. L’adrenalina sale, non capisco più niente… però mi sento vivo e i colpi non mi fanno male».
Andreana Amato, “«…Come se fossi nata ‘dispara’…» Il modello di Traduzione Gestaltica del Linguaggio Borderline (GTBL ). Attestazioni cliniche”, in G. Salonia (ed.), La luna è fatta di formaggio. Terapeuti gestaltisti traducono il linguaggio borderline, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pagg. 96-97