La specificità del trauma delle vittime di violenza assistita ci appare ben esemplificata dalle parole di Perls quando scrive: «probabilmente non si verifica mai un singolo momento traumatico ma piuttosto una serie traumatica di momenti più o meno simili frustranti e pericolosi, durante i quali la tensione e il sentimento e l’esplosività pericolosa della risposta gradualmente si intensificano e, l’inibizione di queste ultime si rafforza, finché il sentimento e la risposta vengono cancellati».
Come terapeute della Gestalt Therapy possiamo leggere questo tipo di trauma come una emozione senza pre-contatto, dove sono mancate le figure genitoriali per aiutare il/la bambino/a ad elaborare l’esperienza traumatica.
Ciò che diviene fondamentale nel percorso di psicoterapia con chi ha subito un trauma, non è tanto la rievocazione della scena traumatica, in quanto questo non “libera” di per sé l’organismo, ma il recuperare il desiderio rimasto libero e fornire all’organismo il sostegno specifico affinché possa soddisfare il suo bisogno e compiere il “gesto mancato” riprendendo così il normale percorso di crescita.
(Sara Pretalli e Giuseppina Adamo, La violenza assistita nel triangolo primario: quando papà picchia mamma, in GTK Rivista di Psicoterapia, luglio 2019)