Essere se stessi ed esserlo fino alla pienezza è ciò che ogni uomo cerca. L’invidia rappresenta – come ci ha spiegato la Gestalt Therapy – l’interruzione di questo percorso. Per riprenderlo abbiamo bisogno di alcune indicazioni segnaletiche. “Quando invidiamo – osservano acutamente gli psicologi Ann e Barry Ulanov in Cenerentola e le sorellastre – non siamo mai autentici. Non abbiamo cura di ciò che possediamo, perché non siamo veramente presenti a noi stessi, bensì continuamente proiettati sull’altro, di cui peraltro ci costruiamo un’immagine distorta, riducendolo a quegli aspetti che attraggono la nostra invidia […].
Essere se stessi ed esserlo fino alla pienezza è ciò che ogni uomo cerca. L’invidia rappresenta – come ci ha spiegato la Gestalt Therapy – l’interruzione di questo percorso. Per riprenderlo abbiamo bisogno di alcune indicazioni segnaletiche. “Quando invidiamo – osservano acutamente gli psicologi Ann e Barry Ulanov in Cenerentola e le sorellastre – non siamo mai autentici. Non abbiamo cura di ciò che possediamo, perché non siamo veramente presenti a noi stessi, bensì continuamente proiettati sull’altro, di cui peraltro ci costruiamo un’immagine distorta, riducendolo a quegli aspetti che attraggono la nostra invidia […].
Così offendiamo gravemente quel nucleo centrale della nostra individualità unica e irripetibile, che ci spinge a diventare ciò che siamo destinati a essere, nonostante le nostre ferite. L’invidia, insomma, non è solo un ostacolo alla nostra felicità, ma anche un tradimento della nostra identità, unica e originale, della nostra più profonda autenticità.” È proprio il tradimento della nostra integrità – che si manifesta in tanti modi nell’invidia – il punto di partenza anche per la cura e il superamento di questo rischio.
Giovanni Salonia (ed.), “I come invidia”, Cittadella Editrice – Psicoguide, 1° Edizione Marzo 2015, pag. 70