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Il linguaggio verbale borderline è intrigante. In un gruppo di supervisione per operatori di una CTA avevamo parlato del linguaggio dei loro ospiti (pazienti gravi), distinguendo i linguaggio psicotico da quello borderline. Un’operatrice obietta: «Condivido l’importanza del cercare di capire il linguaggio dei pazienti, però a volte diventano insopportabili… ripetono sempre la stessa frase come un disco rotto». La coterapeuta le chiede di portare un esempio. «Mentre accompagnavo un ospite in città – racconta l’operatrice – lungo tutto il viaggio lui ripeteva martellante la stessa lamentela: “Perché le donne non stanno a casa invece di andare a lavorare?” Non c’era spiegazione che lo placasse. Proprio insopportabile!». La coterapeuta chiede: «Tu come stavi quella mattina? Come era la tua guida?». «Era una giornata iniziata male. Ci volevano anche le sue lamentele. Ero proprio nervosa anche nella guida». Sorrisi accennati dei partecipanti e della collega che insinua: «Non credi che volesse dirti: guida più calma?». Lei si aggiunge al sorriso di tutti, comprende com’era vero che il paziente ha bisogno di essere aiutato nella chiarezza ma l’operatore ha bisogno di diventare sempre più consapevole. Il primo passo per il terapeuta è il percorso dal dialogo esterno al dialogo interno. Molto utile tenere presenti le regole della grammatica trasformazionale che permette di far emergere le strutture profonde del linguaggio attraversando distorsioni quali la generalizzazione, la nominalizzazione, la cancellazione.

Giovanni Salonia, La luna è fatta di formaggio. Traduzione Gestaltica del Linguaggio Borderline (GTBL), in G. Salonia (ed.), La luna è fatta di formaggio. Terapeuti gestaltisti traducono il linguaggio borderline, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pag. 38



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