Dall’esame del Disturbo Narcisistico di personalità prenderà il via il Modulo 1 del nostro Corso di alta formazione in Psicopatologia gestaltica, con crediti ECM.
ll paziente narcisista – si sa – inizia la terapia ma non si definisce paziente. È granitica la sua percezione dell’Ambiente come piccolo e incapace di contenerlo. Nella prima fase della terapia cercherà quindi (in modi consapevoli e non) di rimanere in una posizione paritaria anche mettendo alla prova e sfidando il terapeuta.
[…] I confini tra terapia e vita (in particolare con i pazienti narcisisti) devono rimanere sempre chiari e intoccabili.
In questo senso, un altro luogo che può diventare terreno di lotta sono le regole del setting terapeutico.
[…] Come è ovvio, il terapeuta deve rimanere seduto sulla propria sedia terapeutica (funzione-Personalità) senza lasciarsi contagiare dal narcisismo («Sono bravo perchè scelto da un paziente speciale»), sconvolgere dalla squalifica («Forse veramente sono meno bravo di lui» o «Ma come si permette?»), inquietare dalla seduzione («Come fa a capirmi meglio del mio partner?») e quant’altro. Se eviterà questi rischi, sarà capace di comprendere empaticamente la grande sofferenza del narcisista e potrà segnare con leggerezza, fermezza e rispetto i confini senza appellarsi a regole superegoiche («Queste cose non sono permesse in terapia») e senza umiliare (trattando il paziente come un bambino capriccioso). Ogni prova che il terapeuta supererà (rimanendo nella posizione di chi si prende cura) servirà a far crescere implicitamente nel corpo del paziente la speranza di potersi finalmente fidare e affidare.
Giovanni Salonia , Pensieri su Gestalt Therapy e vissuti narcisistici, in G. Salonia, V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Ed. Il pozzo di Giacobbe.