Intervista a Valeira Conte, in Rivista di Psicoterapia gtk
Hai detto che nella modalità relazionale del borderline vediamo la confusione e l’ambivalenza, che esprimono vissuti corporei relazionali. Puoi precisare meglio qual è la lettura clinica che la GT dà del corpo? Per un terapeuta della Gestalt quando si parla di “corpo” si intende la “funzione-es” del sé. Nei borderlines, di fatto, è l’esperienza corporea ad essere particolarmente compromessa. Paradossalmente risultano delle persone abbastanza individuate, a volte appaiono rigide, definite, ma non consapevoli dei loro vissuti più profondi e intimi: “Io sono diversa da mia madre, molto diversa, ma certe volte mi ritrovo con dentro le sue paure, le sue paranoie, ma non so se non sono le mie, adesso… lo capisco e questo mi confonde, non so che sento veramente io…”. […] La capacità di sentire emozioni, percepire l’emergere dei bisogni, dare il giusto nome a ciò che sente, richiede una fluidità dell’esperienza corporea di base che nel soggetto borderline è compromessa. I confini corporei del borderline permettono una permeabilità dei vissuti esterni erroneamente assimilati come propri e nello stesso tempo una difficoltà a contenere e assimilare il proprio sentire che spesso appare impulsivo e incontrollabile. È presente frequentemente una confusione nei vissuti che disturba i livelli di consapevolezza, ma sono presenti anche forme di desensibilizzazione (mancanza di percezione del propriocorpo), che a volte spingono a comportamenti autolesivi che esprimono in modo parossistico il bisogno di sentirsi. È in questi casi che in GT parliamo di disturbo della “funzione-es” del sé. […] Di fatto il soggetto borderline è incapace di aggiornare il proprio sé riguardo a ciò che è diventato, chi è nella vita, i ruoli che svolge (disturbo della “funzione-personalità” del sé).
Valeria Conte