Quando si parla di ascoltare il corpo o dell’inconscio come corpo, di quale corpo parliamo in modo preciso?
Lo chiarisco. La parola ‘corpo’ fa riferimento a realtà differenti che vanno, di volta in volta, precisate.
Per ‘corpo anatomico’ intendiamo il corpo come dato di realtà, come ‘cosa’ vivente: è il corpo visitato dal medico, misurato dal sarto, numerato nelle statistiche. Un corpo senza biografia o relazioni. Un corpo reificato, che viene chiamato ‘corpo fisico’, ‘corpo anatomico’, Körper (Husserl).
Esiste però anche un’altra realtà che chiamiamo ugualmente corpo ma indica altro e viene specificata con termini quali: ‘corpo vissuto’ (Merleau-Ponty), Leib (il corpo vivente di Husserl), corpo simbolico (Pasini), schema corporeo implicito (Salonia), carne (Henry).
Questo ‘secondo corpo’ (che chiameremo, per facilitare il discorso, ‘corpo vissuto’) non va confuso con l’‘immagine del corpo’ che ognuno elabora a partire dal corpo riflesso allo specchio. Il corpo cui fa riferimento il ‘corpo vissuto’ riguarda il corpo ‘sentito’ dal soggetto. Diversamente dagli animali, noi umani abbiamo una percezione intima e implicita del nostro corpo che non coincide con il ‘corpo reale’. Potrei dire – nel registro didattico – che ‘avere un corpo’ riguarda il corpo visibile mentre ‘essere un corpo’ riguarda il corpo invisibile. Esiste uno scarto tra questi due corpi: è da questa differenza del corpo vissuto dal corpo reale che si genera ogni malessere a diversi gradi di intensità. L’esperienza intima che noi abbiamo di tutto il nostro corpo come unità e come parti è quello che chiamiamo ‘schema corporeo implicito’.
Questa esperienza intima e implicita si forma lentamente dall’infanzia: man mano il bambino diventa consapevole dell’unità del suo corpo, della temporalità (il corpo è lo stesso ieri, oggi e domani), della spazialità (il corpo occupa spazio fermo e in movi- mento), dell’agency (il corpo è capace di agire). Lo schema corporeo si forma lentamente e implicitamente man mano che il bambino riceve conferma empatica dai genitori sui suoi vissuti corporei, man mano che sperimenta l’essere toccato con amore e rispetto e la possibilità di esplorare altri corpi. È lo schema corporeo implicito che, poi, lo guiderà nel mondo (Downing). Quanto più grande è lo scarto tra schema corporeo e corpo anatomico tanto più avremo disagi o blocchi nell’essere-nel-mondo e nel tessere relazioni.
(Giovanni Salonia nell’intervista con Antonio Sichera, Corpo-parola-corpo. L’itinerario terapeutico della Gestalt Therapy, in GTK Rivista di Psicoterapia, luglio 2020)