Ulteriori questioni si estendono al come combinare il coparenting nelle unioni senza convivenza (coppie LAT) o nelle unioni coniugali senza prole (coppie childfree). Si potrebbe approfondire quanto in realtà tali scelte risultino libere dai vissuti di esperienze pregresse e dolorose? Per esempio, per quelle coppie che stentano a vivere insieme o sembrano in fase di stand by rispetto a un progetto generativo o hanno sperimentato sofferenza e solitudine, la prospettiva dell’alleanza genitoriale, potrebbe rappresentare una scoperta relazionale preziosa, in grado di aprire la porta a scenari di vita familiare differenti e nuovi. Sulla base di tali premesse, il modello del coparenting mette in luce interventi preventivi principalmente orientati all’identificazione precoce di un rischio o di un disagio emotivo, attraverso procedure di accoglienza, assessment e supporto per le coppie genitoriali. Si può concludere confermando la non sommatività del coparenting. Non essendo un’unità sommativa, esso invece rappresenta un becoming per mezzo della coordinazione triangolare della coppia e dunque sulla base di una triade (non delle diadi) primaria madre-padre-figlio. La relazione tra i genitori diventa una chiave fondamentale nello svolgimento del compito di sviluppo del prendersi cura insieme dei propri figli, dove entrambi i partners genitoriali si alleano l’un con l’altro pur rispettando le proprie differenze nello stile e nella storia che li caratterizza.
Aluette Merenda, Il coparenting nelle forme familiari postmoderne: nuovi scenari clinici in Gestalt Therapy, in Aluette Merenda (ed.), Genitori con. Modelli di coparenting attuali e corpi familiari in Gestalt Therapy , Assisi 2017, Cittadella Editrice, pagg. 158-159