Si interviene nel ‘qui ed ora della relazione’ (il ‘contatto’ in termini gestaltici), su tutti i livelli di funzionamento della persona (cognitivo, corporeo, emotivo, esistenziale, etc.), guardando a ciò che è figura in quel momento nel processo, per integrarlo con ciò che è nello sfondo. Non esistono parti malate da proteggere, o da scotomizzare, in quanto il sintomo viene visto come l’adattamento creativo possibile per il soggetto in quel momento della sua vita, assumendo in questa chiave di lettura un valore positivo, come atto creativo, testimone di un blocco nell’esperienza, di una interruzione di contatto, che consente ad un tempo l’aggancio alla relazione e la possibilità di intervento terapeutico.
In un ambiente comunitario, guardare il sintomo come modalità di adattamento creativo del Sé ad una situazione difficile consente di accettare, accogliere, rispettare profondamente il paziente nella sua sofferenza.
Paola Argentino