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Frida approda agli ex voto come modello e stile di pittura cui resterà fedele. Perché proprio gli ex voto? Sgraziati come piaghe cicatrizzate, patetici nella loro ingenua soggettività, ossessivi nella cura dei particolari, tipica di chi, attardandosi a narrare, esorcizza l’incubo dello scampato pericolo, gli ex voto sono, nel cuore dell’offerente, trofei di vittoria sulla morte, rappresentano la possibilità che hanno i poveri di ricevere miracoli e i non artisti di narrare la propria storia. Frida, assumendo lo stile degli ex voto, opera una geniale trasformazione: li inserisce in un nuovo significato. In Henry Ford Hospital, dipinge, in modo crudo e reale, il suo aborto: non celebra il dono ricevuto, ma il dono mancato. L’orizzonte, invece di rimpicciolirsi, si spalanca: non più la gratitudine per ‘una’ grazia, ma un canto per ‘la’ grazia della vita. Scavalcando una religiosità legata alla logica del dare e del ricevere, Frida inaugura una fede ‘legata’ alla terra, alla vita: nel luglio 1954, otto giorni prima della fine, dà il suo benvenuto alla morte scrivendo in rosso sangue sul suo ultimo quadro: «Viva la vida».

Giovanni Salonia, Sulla Felicità e dintorni. Tra corpo, parola e tempo, Ed. Il Pozzo di Giacobbe, p. 61.



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