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Per tutto ciò, la nostra società – dico quella dei nostri nonni e dei nostri bisnonni – era organizzata in una maniera che era una fabbrica di solidarietà, condensazione, avvicina­mento, consolidamento di diffusi principi, valori, idee che la gente possedeva e che venivano rimessi al centro di una azione collettiva unita.
La nostra società di oggi, invece, è una fabbrica di rapporti di competizione piuttosto che di solidarietà; una fabbrica di antisolidarietà, che distrugge la solidarietà sociale e impe­disce il consolidamento di forze politiche genuine. […] Tuttavia, oggi, nella modernità liquida, un’utopia derego­lamentata, privatizzata, è un’utopia di cacciatori e non di giardinieri. L’idea di un giardino deregolamentato è un’i­dea stupida, non è credibile, non è concepibile. Non puoi deregolamentare un giardino perchè significherebbe di­struggerlo. Ma la nostra utopia oggi – semmai abbiamo un’utopia – è un’utopia di cacciatori, che non è il desiderio di creare una società migliore di quella che c’è ora, ma di ritagliare per se stessi uno spazio molto comodo in un mondo essenzialmente scomodo. I cacciatori mirano a ucci­dere quanta più selvaggina è possibile: non si preoccupano dell’armonia della foresta.  Così è questo il tipo di utopia prevalente nella nostra mente oggi, costantemente inoculata com’è tramite i mezzi di co­municazione di massa, la tv, i giornali e i blog, Facebook e simili. È una pressione che crea una sorta di fabbrica dell’in­dividualismo. 


Il volo di Bauman a Siracusa.  Intervista a Zygmunt Bauman, a cura di Orazio Mezzio, , in GTK 3, Rivista di Psicoterapia, Settembre 2012, pp. 100-101

Per leggere la versione integrale dell’intervista esclusiva a Bauman, disponibile sia in italiano che in inglese clicca QUI




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