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Per dirla in breve, il potere è ormai globale, mentre la poli­tica è rimasta – quasi come cento anni fa – locale. È il limite degli stati nazione: non si può andare oltre, non puoi rincorrere il potere in fuga perché non lo raggiunge­rai, è oltre la tua portata. Non è una cosa ovvia, neanche per i capi dei più potenti stati europei. Essi si riuniranno un venerdì per discutere cosa fare, come rispondere alla crisi che investe l’Italia, la Spagna, il Portogallo, e non so chi ancora. Quel giorno passeranno la notte insonne, poi il sa­bato, la domenica… aspettando il lunedì, quando i mercati azionari apriranno. Allora sapremo se avranno fatto bene o male. Dal momento che mi rivolgo ai lettori di GTK, dirò quale effetto psicologico comporta vivere in tali condizioni.  Tu non sai più – se sei un comune cittadino come lo sono io o voi – su chi puoi contare, su chi puoi investire le tue speranze e le tue aspettative. Quella della società contem­poranea è semplicemente una forma di fiducia fluttuante, alla ricerca di un porto dove poter gettare l’ancora, ma non lo trova. La grande domanda di oggi, a causa di questo divorzio di cui abbiamo detto, non è ‘che cosa’ si deve fare, ma ‘chi’ la deve fare. Anche se tu sai che cosa si deve fare, non c’è una istituzione preposta che possa farla.  Riassumendo, penso che quanto è stato menzionato nella formulazione della domanda – la crisi finanziaria, la crisi del credito, ogni genere di crisi – sono manifestazioni di un’unica crisi sostanziale che credo sia la ‘crisi di agenzia’: non c’è un’istituzione in grado di promuovere e implemen­tare una soluzione adeguata. In mancanza di una agenzia affidabile in grado di fare quello che è necessario fare, l’unica certezza che abbiamo è l’incertezza. L’unica cosa certa sulla nostra condizione è che nel futuro prevedibile resteremo in condizioni di incertezza. E l’incertezza si può suddividere in due parti. La prima riguarda la imprevedibili­tà degli avvenimenti, come ad esempio per la finanza: non sappiamo che cosa avverrà nei mercati, è assolutamente impossibile prevederlo. L’altro lato riguarda l’impotenza. Impotenza vuol dire che tu puoi anche sapere quale cata­strofe sta arrivando, ma sai anche che non puoi fare un bel niente per arginarla.
Il volo di Bauman a Siracusa.  Intervista a Zygmunt Bauman, a cura di Orazio Mezzio, , in GTK 3, Rivista di Psicoterapia, Settembre 2012, pp. 97-98

Per leggere la versione integrale dell’intervista esclusiva a Bauman, disponibile sia in italiano che in inglese clicca QUI




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