Some contents or functionalities here are not available due to your cookie preferences!

This happens because the functionality/content marked as “Facebook Pixel [noscript]” uses cookies that you choosed to keep disabled. In order to view this content or use this functionality, please enable cookies: click here to open your cookie preferences.

 Ad esempio: c’è stato un periodo in cui in comunità si sperimentava all’interno del gruppo degli operatori una frattura, una ‘separazione in casa’, tra psicologo, assistenti sociali e terapista della riabilitazione da un lato ed infermieri professionali ed operatori tecnici ausiliari dall’altro. Io stavo in mezzo, in una posizione alquanto scomoda di ‘cuscinetto ammortizzatore’ delle tensioni. Gli uni mi parlavano male degli altri e viceversa, c’era molta rabbia mista a sconforto. […] Dopo aver ascoltato con attenzione ciascun sottogruppo ho lavorato affinché fossero disponibili all’ascolto e al confronto reciproco e quindi ho convocato una riunione plenaria degli operatori della comunità. Durante questa riunione è emersa la palese scissione del gruppo degli operatori della comunità e alla mia richiesta di esemplificare con qualche evento specifico (collocazione nel tempo e nello spazio) questa loro contrapposizione, un infermiere cominciò a raccontare che qualche giorno prima ad un paziente che continuamente, in modo assillante e lamentoso, chiedeva di aprire la porta della degenza al di fuori dell’orario consentito, aveva risposto negativamente spiegandogli che era importante rispettare le regole e invitandolo a partecipare alle attività riabilitative. L’assistente sociale a cui subito dopo il paziente si era rivolto davanti all’insistenza esasperante dello stesso, aveva chiesto di fare un’eccezione alla regola, preoccupata dalle reazioni autolesionistiche minacciate dal paziente. A seguito di ciò, l’infermiere si era sentito svalutato nei suoi compiti educativi e riabilitativi. Sembrava una contrapposizione senza possibilità d’incontro, fin quando ho chiesto loro di collocare questo vissuto comunitario di scissione nella relazione con il vissuto dissociativo del paziente. Si è allora aperto un varco per l’incontro: contestualizzare gli avvenimenti, collocarli nella dimensione relazionale della comunità, accresce la consapevolezza degli operatori e diventa fattore terapeutico d’intervento.

Paola Argentino, “Comunità terapeutiche e riabilitazione psichiatrica: il Modello Gestaltico Comunitario” in G. Salonia, V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pag. 137




Su questo sito Web utilizziamo strumenti di prima o di terzi che memorizzano file di piccole dimensioni (cookie) sul dispositivo. I cookie sono normalmente utilizzati per consentire al sito di funzionare correttamente. I Cookie tecnici, per generare rapporti sull’utilizzo della navigazione cookie statistici e per pubblicizzare adeguatamente i nostri servizi / prodotti e i cookie di profilazione. Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti un’esperienza migliore.
Cookies policy
Privacy policy

Some contents or functionalities here are not available due to your cookie preferences!

This happens because the functionality/content marked as “%SERVICE_NAME%” uses cookies that you choosed to keep disabled. In order to view this content or use this functionality, please enable cookies: click here to open your cookie preferences.