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Quando Barrie scrive, Freud sta cercando ed elaborando da qualche anno una sua teoria e cura di questa frattura tra dovere e piacere, realtà e desiderio, Es e super-Io. Egli escogita un metodo – la psicoanalisi – per mettere in contatto queste due istanze così lontane e fare in modo che l’uomo accetti il disagio della civiltà, rendendo fecondo il dolore di esistere anziché ristagnare nel dolore nevrotico (spesso distruttivo e sempre Super-Io, renderebbe gli umani più umani. Per dirla con Barrie, Wendy diventerebbe – come canta il poeta – «più saggia e più triste» (Coleridge, 1985). Il Puer Aeternus o il fanciullino pascoliano rimangono sogni ai quali di tanto in tanto è necessario accedere, per poi tornare alla realtà. Il fischio del treno, direbbe Pirandello, ricorda al ragioniere la fantasia e i viaggi sognati, che rendono meno grigia la sua esistenza (Pirandello, 2011). Adattarsi al principio del dovere e della realtà è l’unica strada per crescere. Eppure lo stesso Freud ha il sospetto – non elaborato – che per alcuni (tra cui cita Francesco d’Assisi) sia stato possibile coniugare lieben und arbeiten, amore e lavoro, cantare e soffrire (Freud, 1989). Solo negli anni Cinquanta, quando nella società le forme relazionali da verticistiche e istituzionali si trasformano in orizzontali ed esperienziali (Salonia, 2013d), emerge un nuovo modo di pensare che mette in crisi il concetto di «disagio della civiltà» (Salonia, Spagnuolo, Sichera, 2001) e apre orizzonti nuovi per la frattura tra emozione e ragione, dovere e piacere. Ridando fiducia al soggetto, al corpo, si scopre la verità dell’intuizione di Nietzsche: «C’è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore sapienza» (Nietzsche, 1996, 45).

Giovanni Salonia, Peter Pan: il bambino non baciato, in Giovanni Salonia (ed.), La vera storia di Peter Pan. Un bacio salva la vita, Cittadella Editrice – 1° Edizione Dicembre 2015b, pagg. 35-36



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