Sara, una bambina brasiliana di cinque anni adottata nei primi mesi di vita, era stata oggetto di una diagnosi di “iperattività” (un’altra sindrome per i bambini con ADHD): non si fermava mai. Quando lei e i suoi genitori vengono in terapia, con la mia coterapeuta, la dottoressa Valeria Conte, notiamo non solo l’irrequietezza di Sara ma anche i corpi rigidi, quasi ingessati, della madre e del padre. Alla terza seduta, previo accordo tra noi terapeuti, chiedo alla madre di prendere sulle ginocchia Sara e al padre di mettersi dietro le spalle della moglie per darle sostegno. Ce ne volle molto di sostegno: Sara comincia infatti a dimenarsi e a esprimere rabbia e aggressività contro tutti e contro di me in particolare: un passaggio previsto da ogni manuale di holding (Zappella, 1983). Poi, a un tratto, avviene il cambiamento: il corpo della madre, sostenuto dal partner e riscaldato dal corpo passionale e inquieto di Sara, comincia a lasciarsi andare, a curvarsi maternamente sulla figlia, a parlare a Sara in un modo nuovo, commovente. La mamma ricordava a Sara il primo bagnetto, i primi bacetti, le prime cure. E Sara inizia a placarsi, fino a lasciarsi cadere sul corpo della madre ormai aperto all’accoglienza senza tensione. Il sostegno corporeo del padre raggiunge con le mani anche la piccola Sara. La musica delle parole della madre, la danza armoniosa e leggera di quei tre corpi crea sempre di più nella stanza un silenzio che sa di magia. La magia che accade nella vita (e nella terapia) quando si incontrano corpi e anime. Prima di lasciare lo studio, Sara placata e riscaldata mi guarda con una malcelata complicità e mi dice decisa: «Cattivo!». Quanto mi risuonò dolce questa “diagnosi”!
Giovanni Salonia, Peter Pan: il bambino non baciato, in Giovanni Salonia (ed.), La vera storia di Peter Pan. Un bacio salva la vita, Cittadella Editrice – 1° Edizione Dicembre 2016, pag. 23