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Si è tanto parlato del tempo in questo periodo, gli si sono date tante definizioni, si è parlato di tempo sospeso, indefinito, congelato, lento, del riordino, del lievitare, dell’impastare.

Perché di fatto il tempo senza una definizione, senza una scansione è come se non esistesse. Diceva Democrito che un tempo senza feste è come un lungo viaggio senza punti di ristoro.
In questi giorni, certamente, per tanti aspetti difficili, dolorosi, pesanti è possibile sostare e trasformare la sosta in un tempo di pensiero, un tempo in cui l’intenzionalità educativa genitoriale può dispiegarsi. In questo periodo il passo può rallentare, lo sguardo può soffermarsi, l’azione può essere accompagnata dall’attenzione.
Ecco che questo tempo somiglia tanto al tempo del bambino, al tempo delle sue acquisizioni, al tempo di conquista della sua autonomia. Per noi adulti questo tempo disteso può rappresentare l’opportunità di accompagnare e sostenere il bambino nella scoperta delle sue possibilità. Così, è possibile sentire – come nel video –  sia il tempo lento e denso di D. (3 anni) che aiuta la sua mamma a piegare i vestiti sia il tempo della mamma che si sofferma, aspetta e sostiene l’azione del suo bambino.

Le giornate possono riservare alle mamme, ai papà e ai bambini piccole grandi conquiste da rinforzare ed arricchire il giorno successivo. Ogni giorno di questo tempo sottratto alla corsa può essere un tempo guadagnato, di scoperta, di crescita, di autonomia e fiducia per il bambino nel proprio corpo.

L’adulto che in questo tempo si prende cura, che rivolge lo sguardo ed il sentimento verso se stesso può sentire le proprie emozioni per riconoscerle e distinguerle da quelle del bambino. La sosta, quale pausa, può essere assimilata alla categoria dello spazio che accanto al tempo può dar ordine alle cose.

Per ciascuno, genitore e bambino è necessario, durante la giornata, un tempo di pausa, di ristoro, uno spazio personale dove aver cura di sé : delle proprie gioie, delle proprie tristezze, della speranza o della paura per sentirle, riconoscerle e poterle nominare senza confonderle con quelle degli altri. Se si è in contatto con se stessi non ci si confonde nel contatto con gli altri. Si può stare di fronte all’emozione del bambino senza averne paura, accogliendola e contenendola.
Allora occorre un tempo ed uno spazio per l’adulto da solo, uno di coppia, uno per mamma e bambino, uno per papà e bambino, uno per i fratellini ed uno per tutta la famiglia insieme.

A ritmare e strutturare la giornata, rituali come: la colazione, il tempo del gioco, il tempo per stare da soli, il tempo per fare le cose quotidiane insieme, il tempo del caffè, del pranzo, della merenda, della cena, delle storie, della nanna. Il tempo ritmato può dare conforto, può contenere momenti speciali di sintonia, attesi e vissuti nella gioia dell’incontro. Così il tempo lento nella sosta può diventare nutrimento nel presente e in attesa della festa che verrà.

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