“Per abitare il mondo è necessario aver abitato una casa, aver costruito una casa interna che aiuti ciascuno di noi a sopportare gli spazi aperti e diventare abitatori del mondo“. Quest’anno più che mai, nel giorno in cui ricordiamo la scomparsa della nostra Giovanna Giordano, sentiamo la necessità di tornare a leggere i suoi scritti sulla casa: è qui, a casa, che ci tiene il Coronavirus, ed è qui che ci ricordiamo che tornare a casa e tornare a se stessi sono due cose intimamente connesse.
“Poche cose sono così significative nell’esistenza individuale e collettiva quanto l’abitare”, scriveva Giovanna: “E poche cose sono altrettanto disperanti quanto il non trovare i luoghi dell’abitare attraverso cui ogni essere rivela la sua identità, la sua natura e la sua appartenenza”.
È stata lei a ricordarci la funzione contenitiva e sostenitiva della casa – “continuità e attendibilità costruiscono lo sfondo scontato, il senso dell’appartenenza, la fiducia sull’interazione con il mondo” – e la sua funzione integrativa: “Senza l’insieme di abitudini che assicurano la quotidianità dell’esistenza – la casa come punto di riferimento – il mondo diventerebbe estraneo, inquietante ed insolito“.
Ci manchi. E ti sentiamo vicina.
Sei viva nello zaino di coloro a cui hai voluto bene.
E noi ti raccontiamo a chi non ha potuto godere della tua eleganza, del tuo estro, della tua preparazione tanto grande e tanto nascosta.
Nel tempo del Coronavirus abbiamo pensato tante volte: ‘Se ci fosse Giovanna, la grande esperta della casa vissuta, ci illuminerebbe…’.
Sei nella nostra casa… sempre.Giovanni e Valeria