Nell’ermeneutica della Gestalt Therapy il concetto fondamentale della psicopatologia è, infatti, l’incapacità di incontrare l’altro, cioè – a livello fenomenologico – il fatto che un desiderio (intenzionalità) di contatto si interrompe e non giunge al suo completamento. Il completamento o contatto genuino non accade se si vince sull’altro o ci si sottomette all’altro, ma quando si arriva al ‘confine di contatto’ con tutto se stesso, capaci di vedere in pienezza anche l’altro. Il contatto, quando accade, dona una sensazione di pienezza e di gusto dell’esistenza. La capacità di creare contatti nutrienti è innata, ma si sviluppa se sostenuta in modo appropriato dalla figura genitoriale nei momenti in cui si apprendono – a livello corporeo relazionale – gli schemi dell’esserci-con. Alla luce di tali premesse, la psicopatologia della Gestalt Therapy è la descrizione dei molti modi in cui non si raggiunge l’altro.
[…] La clinica della GT punta a creare una relazione terapeuta-paziente nella quale venga attraversata ed elaborata l’angoscia del paziente nel portare avanti le intenzionalità relazionali e così vengano ricostruiti possibilità e percorsi che conducono al contatto pieno. Diversamente da altre prospettive, nella GT il focus terapeutico non punta unicamente sul vissuto del paziente (“Cosa sta sperimentando?”) o su quello della congruenza (o del cotrotransfert) del terapeuta (“Cosa sento io terapeuta?), ma analizza il fluire della relazione terapeuta-paziente: cosa succede al confine di contatto terapeuta/paziente, come questo si evolve, come si interrompe e come si ripristina la sequenzialità del ciclo di contatto. Il terapeuta – come ci ricordava sempre I. From – deve essere sensibile e attento in modo particolare al momento in cui emerge nel paziente e nella relazione l’angoscia relazionale: è quello il momento decisivo della terapia perché è il momento in cui accadono le interruzioni del contatto.
Giovanni Salonia
Tratto da: G. Salonia, L’improvviso, inesplicabile sparire dell’Altro. Depressione, Gestalt Therapy e postmodernità.