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Il paziente, immerso nell’angoscia e nel dolore, attende di essere compreso e, anche se si esprime in maniera incomprensibile, attende comunque di essere ascoltato per poter placare la sua sofferenza. Le parole e gli atteggiamenti investono i livelli profondi e intimi del sentire, anche nei corridoi del Centro di Salute Mentale: «Come stai oggi?», chiedo a Francesco. «Me lo dica lei come sto, io come faccio a saperlo?». E io rispondo: «Hai ragione… è che mi sembra che vada meglio oggi. Tu che dici?». È importante riconoscere il bisogno di essere contenuti e visti, anche se spesso non è così evidente. A volte provocatori, incapaci di rilassarsi, i pazienti gravi mettono in atto un controllo continuo per contenere l’infinita angoscia che vivono: «Gli psicologi sono tutti ignoranti, non capiscono niente». Sarà necessario non farsi uncinare dalle proiezioni, ma fare da ‘contenitore’ a sentimenti anche forti di odio, disprezzo e violenza. Questo tipo di contenimento permette al paziente di ridurre la tensione interna e di verificare la stabilità della relazione. È come se dicessero – «Vediamo se resta».

Valeria Conte, La Gestalt Therapy e i pazienti gravi, in GTK2 settembre 2011, pag. 30



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