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All’esame del Disturbo Borderline di personalità dedicheremo la prossima lezione del Corso di alta formazione in Psicopatologia gestaltica, con crediti ECM.

I pazienti borderline offrono un prezioso contributo per la comprensione del caos delle relazioni umane nella postmodernità. La loro stranezza, quando non zittita da diagnostiche descrittive o interpretative, aiuta a comprendere come la convivenza è possibile se il confronto delle diversità non avviene sull’asse ‘ragione o torto’, ‘sanità o follia’, bensì su quello della traduzione. Dare dignità ad ogni linguaggio. Non rinunciare a dialogare ma rinunciare all’ossessione di comprendere l’altro, ossia di controllarlo. Apprendere a convivere senza comprendersi ma nel rispetto delle diverse lingue. Un dialogo, quindi, che deve inventare condizioni nuove: tradurre il linguaggio dell’altro senza squalificarlo (nelle fasi conflittuali) e senza confermarlo mentendo (nella confluenza nevrotica), ma riconoscendo il frammento di verità di cui è portatore. Essere disponibili a rivedere il proprio linguaggio con il rigore (una sorta di rasoio di Ockham) di chi è consapevole della ambiguità, delle manipolazioni, delle confusioni implicite non solo nella polisemia delle parole ma anche nella molteplicità degli sfondi impliciti. Riconoscere che il frammento di confusione nel proprio linguaggio apre suggestivi spazi di condivisione e di incontro.

[…]

Il paziente borderline non necessita di fare esperienza di consapevolezza riguardo alla propria storia, ma di un’atmosfera in cui possa esprimersi sentendo che l’altro, il terapeuta, è interessato a lui e a ciò che dice, in modo cordiale, non troppo caloroso e chiaro. È un substrato di presenza, continuità e tessuto attraverso un’incessante attenzione  al presente.

[Giovanni Salonia, La Luna è fatta di formaggio. Terapeuti gestaltisti traducono il linguaggio borderline]

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