Some contents or functionalities here are not available due to your cookie preferences!

This happens because the functionality/content marked as “Facebook Pixel [noscript]” uses cookies that you choosed to keep disabled. In order to view this content or use this functionality, please enable cookies: click here to open your cookie preferences.

«ALLA RICERCA DELL’IDENTITÀ PERDUTA. 
La Gestalt Therapy e la domanda-chiave della postmodernità: 
“Chi sono io?”»
Nella tesi viene esplorato il costrutto dell’identità personale secondo la prospettiva della Gestalt Therapy, da sempre interessata a cogliere e comprendere i fenomeni umani collocandoli nel più ampio contesto storico e sociale contemporaneo.
L’epoca postmoderna, proprio in quanto età dell’effimero, del transitorio, del mutevole, e periodo in cui la logica del ‘Noi’ è stata soppiantata dalle ragioni autoreferenziali dell’‘Io’, sollecita nell’essere umano l’emergere dell’interrogativo esistenziale per eccellenza (“Chi sono io? Chi siamo noi?”), alla ricerca di un fondamento che dia forma – e sostanza – al nostro esserci, che è sempre un esserci-con.
Diversamente dalla concezione tradizionale dell’identità di cui è imbevuta la cultura occidentale – secondo cui l’io dell’individuo è autofondato, costitutivamente precedente e isolato rispetto all’altro – la Gestalt Therapy propone una prospettiva dialogica e intrinsecamente relazionale dell’identità, che restituisce al legame con l’altro il primato sull’individualità, riconoscendo nella relazione, nella traità, l’elemento fondante di ogni soggettività. Inoltre, essa assegna al corpo, e all’incontro tra i corpi, un ruolo di primaria importanza nella costruzione dell’identità, come evidenziano le parole di Giovanni Salonia: «Il corpo è il luogo dove materialmente vive l’identità relazionale».

Tale visione, che sta trovando sorprendenti riscontri nelle recenti scoperte neuroscientifiche inerenti i neuroni specchio, comporta interessanti implicazioni cliniche, dal momento che lo spazio ‘tra’ della relazione – in quanto luogo in cui l’identità nasce e si sviluppa – può diventare anche l’“officina” in cui le identità possono essere ricucite, riparate, arricchite. E, in tal senso, la relazione terapeutica offre ai pazienti un luogo in cui trasformare le identità fragili e sofferte, che sono una copia sbiadita e devitalizzata di sé, in un progetto vitale in continuo divenire.
Claudia Angelini, sede di Roma

Su questo sito Web utilizziamo strumenti di prima o di terzi che memorizzano file di piccole dimensioni (cookie) sul dispositivo. I cookie sono normalmente utilizzati per consentire al sito di funzionare correttamente. I Cookie tecnici, per generare rapporti sull’utilizzo della navigazione cookie statistici e per pubblicizzare adeguatamente i nostri servizi / prodotti e i cookie di profilazione. Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti un’esperienza migliore.
Cookies policy
Privacy policy

Some contents or functionalities here are not available due to your cookie preferences!

This happens because the functionality/content marked as “%SERVICE_NAME%” uses cookies that you choosed to keep disabled. In order to view this content or use this functionality, please enable cookies: click here to open your cookie preferences.