Metodi di ricerca in Gestalt Therapy.
Seminario di Studi EAGT
2-4 maggio, Roma
Dal 2 al 4 maggio si è tenuto a Roma l’Educational seminar introducting research methods to Gestalt practitionersorganizzato dal Research Commitee dell’EAGT. Questo evento nasce da un processo di confronto e riconoscimento che la GT ha iniziato programmaticamente nel 2013 con l’ Expert meeting sulla ricerca clinica in
psicoterapia organizzato da FIAP, CSNP e SIPSIC all’Università “la Sapienza” di Roma. Infatti, come ha ricordato il presidente Gianni Francesetti in apertura dei lavori, l’attuale Gestalt Therapy (ricordiamo che con questo termine si indicano metodi di intervento diversi e talvolta divergenti) se non applica metodi di ricerca a dimostrazione della sua efficacia rischia di essere esclusa dai futuri sviluppi della psicoterapia. La morsa economica che attanaglia l’Europa e la ormai inevitabile copertura assicurativa necessaria al paziente/cliente per intraprendere un qualunque percorso terapeutico spingono la GT al confronto con standard di ricerca tradizionalmente ignorati o addirittura avversati.
Diversi i nomi internazionali chiamati a dare il loro contributo. Tra questi Ken Evans che ci ricorda come non sarà la ricerca a salvare la GT, ma i valori sottesi alla teoria che orientano la ricerca stessa; Peter Schultess che avendo effettuato una ricerca comparativa mette in mostra come la GT sia l’intervento più efficace con pazienti affetti da depressione; Christine Stevens che si appresta a coordinare nell’EAGT un progetto di ricerca a livello europeo con l’utilizzo del CORE; Jan Roubal e Rihacek Tomas che attraverso l’impiego del complesso apparato del Grounded Theory Method hanno elaborato una teoria dell’andamento clinico dello stile depressivo.
L’Istituto GTK sta seguendo con curiosità e partecipazione l’intero iter di discussione e condivisione delle esperienze che la comunità internazionale sta mettendo in campo. Ci sembra che per la GT il problema ultimo non sia se utilizzare metodi quantitativi o qualitativi (che permettono una più stretta coerenza fenomenologica), ma quanto piuttosto creare un metodo di ricerca gestaltico, cioè basato sui fondamenti teorici della GT. Infatti pensare che gli strumenti quali test, interviste, ecc. siano “neutri” ci sembra fin troppo ingenuo. Auspichiamo, dunque, che il fermento gioioso con vecchi e nuovi incontri respirato all’EAGT permetta l’inizio di questo nuovo percorso.