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Un giorno, Albina (5a.) porta a scuola un sacchetto con la farina per preparare la pasta di sale. I bambini sono seduti attorno al tavolo e lei, tutta contenta, si alza per andare a prendere la sua farina e versarne un mucchietto ciascuno ai compagni. Alberto, fulmineo, la precede e le strappa di mano il sacco con la farina. Albina scoppia in lacrime. Alberto non molla il sacco. A questo punto sarebbe stato istintivo rimproverare Alberto e fargli restituire immediatamente la farina ad Albina: era lui il cattivo e il prepotente. Ma sapevamo che questa era solo la superficie, bisognava andare oltre. Alberto desiderava essere lui a fare i mucchietti di farina per i compagnetti, ma – nell’ansia e nell’impazienza – aveva saltato il primo passo: chiedere prima il permesso ad Albina di versare la farina e poi versarla. Era passato direttamente all’azione. Occorreva fermarsi e fermarlo un attimo, facendogli capire che avevamo compreso il suo desiderio, ma che era necessario che questo desiderio si incontrasse con quello di Albina. Siamo intervenute per aiutare entrambi i bambini a riformulare il loro desiderio, dando parole ai loro sentimenti. Quando Alberto ha capito la rabbia di Albina e Albina il desiderio di Alberto, hanno trovato loro stessi la soluzione: Albina avrebbe fatto i mucchietti di farina per i compagnetti e Alberto vi avrebbe versato l’acqua necessaria ad impastarla. Se avessimo soltanto rimesso le cose a posto facendo giustizia, Alberto sarebbe rimasto sempre il bambino monello che toglieva le cose a tutti, incapace di esprimere il suo desiderio e di trovare la strada giusta per realizzarlo. L’anticipo di fiducia da parte nostra gli ha permesso di vedere riconosciuto e confermato il suo desiderio, ma nel contempo gli ha consentito di trovare il modo più appropriato per esprimerlo e per sentirsi accettato e integrato nel gruppo dei compagnetti.

Dada Iacono, Gheri Maltese, Come l’acqua… Per un’esperienza gestaltica con i bambini tra rabbia e paura. Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2012, pagg. 58-59



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