Un giorno, in una terapia di gruppo, ci siamo allegramente divertiti, ospiti ed operatori, a ‘giocare con i farmaci’. Tutto è iniziato in modo del tutto spontaneo quando Nadia, un’ospite con psicosi fusionale, durante la riunione di comunità ha cominciato in modo assillante a ripetere un’idea ossessiva impedendo agli altri di parlare. I vari tentativi di contenimento relazionale degli operatori e degli ospiti sembravano nell’immediato calmarla, ma subito dopo riprendeva a ‘disturbare’ la riunione, fin quando un altro ospite, Giuseppe, si rivolge al medico dicendo: «Dottoressa o prescrive subito una puntura di… a Nadia o la prescrive a me, perché non la sopporto più». Di rimando interviene un altro paziente proponendo un altro farmaco, secondo lui più efficace e così, su questa scia, abbiamo cominciato a giocare. Gli ospiti hanno fatto a gara prima a chi conosceva più nomi di farmaci, applaudendo ai più bravi, poi hanno scherzato su quale era più efficace enfatizzandone gli effetti collaterali: «Questo farmaco è il migliore di tutti, ne basta una fiala intra-muscolo per metterti K.O. fino a domani mattina», «Quest’altro crea dei vuoti di testa così leggeri da sentirti in viaggio sulla luna» e così via. Il massimo delle risate sono scoppiate riguardo ai commenti sugli effetti collaterali relativi al funzionamento sessuale! Questo gioco di gruppo, condotto terapeuticamente, ha consentito agli ospiti di entrare in contatto con il proprio bisogno/rifiuto del farmaco, mediante la discriminazione percettiva, e di aprirsi al contatto con gli altri nella condivisione della propria sofferenza psichica. Conoscere il farmaco che si assume come nome, sostanza, effetti positivi e negativi, non è soltanto un itinerario cognitivo, ma è principalmente un percorso relazionale. In quest’ottica il farmaco diventa strumento per lavorare sulla consapevolezza del paziente a livello percettivo e relazionale.
Paola Argentino, “Comunità terapeutiche e riabilitazione psichiatrica: il Modello Gestaltico Comunitario” in G. Salonia, V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pag. 140-141