Tra le tante varianti del mito di Narciso vi è una versione diversa, sulla quale centreremo il nostro interesse: quella data da Pausania. In questa narrazione Narciso aveva una sorella gemella del tutto somigliante a lui, con la quale andava a caccia insieme. Narciso si innamorò di lei e quando la fanciulla morì prematuramente, continuò ad andare alla fonte. Vedendo la propria immagine riflessa nello specchio e somigliando quel viso tanto alla sorella amata, gli sembrava di vederla e questo gli era di grande consolazione. Nella versione di Ovidio vi è l’impossibilità di far sì che l’amore passi da un soggetto ad un altro, nella versione di Pausania Narciso non è affascinato da se stesso, ma ipnotizzato dall’amore perduto verso la sorella. In entrambe le versioni vi è la ricerca dell’amore, ma mentre nel primo caso l’amore rimane imprigionato nella ricerca della propria immagine e non passa da un soggetto ad un altro, nel secondo caso la ricerca dell’amore diventa movimento verso un altro da sé: la sorella, anche se è amore per un oggetto perduto. Nella versione di Pausania, uscire dall’autoreferenzialità e dall’immensa solitudine in cui vive il narcisista è cercare e trovare la pienezza non solo in se stessi, ma anche in un tu: un fratello. Perché ciò si realizzi, occorre che l’individuo si percepisca incompleto, limitato, bisognoso di integrarsi con l’altro su un piano paritario, orizzontale. Nella società attuale l’andare verso, il fare contatto con l’ambiente, con l’altro diverso da sé, in una relazione paritaria è fondamentale ed è possibile a condizione che non significhi inibizione di se stesso, rinuncia al conflitto, ma che diventi espressione piena di se stessi, apertura all’alterità, accoglienza della diversità.
Paola Aparo, Oltre l’edipo, un fratello per narciso, in GTK 4, Rivista di Psicoterapia, Dicembre 2013, pagg. 49-50