È stato importante spiegare a Maria che il suo corpo, ancora impaurito per affrontare il piacere e la novità (del mare), aveva bisogno di un sostegno fisico a cui appoggiarsi (l’amica) e che, come spesso accade al B., è stata confusa e invasa da vissuti non suoi. Ritornare a discriminare, masticare, capire le sue sensazioni e sostenere, anche attraverso i nessi logici da lei stessa forniti, la valutazione della sua esperienza, le ha permesso – a poco a poco – di dare il giusto nome al suo sentire. Così finalmente può ricordare e risanare le ferite e i ricordi che il segreto ha custodito nel corpo per lunghi anni. Ricorda le prime uscite nel cortile di casa, a soli sei anni: «Mi sentivo grande e veloce… potevo stare dietro a tutti i giochi dei maschi». Un mondo di giochi… ma che divenne – sfortunatamente! – mondo di abusi ripetuti e di paure inconfessabili, di prevaricazioni e di ricatti. Inizia a negare per anni, troppi anni, il suo corpo, a dimenticare, scotomizzare esperienze confuse e dolorose, subite e non raccontate. L’eccitazione e l’energia di sentirsi grande diventano dolore e rabbia. Solo ‘grazie’ al primo attacco di panico, il suo corpo ha raccontato, svelato il suo segreto, ed è esplosa la rabbia, tanta rabbia, e dopo tanto dolore e tante lacrime. Se ripenso alla mia paziente, mi colpisce il suo corpo esile, adolescenziale, anche nell’abbigliamento. Le acquisizioni di nuove competenze tecniche e i successi professionali non hanno modificato negli anni il suo vissuto di piccola e fragile, come se non ‘masticasse’ il nuovo e non riuscisse ad integrarlo in modo unitario. Spesso, infatti, questi pazienti non lasciano mai la casa d’origine né la famiglia, e mantengono un ruolo filiale mai del tutto appagato. Di fatto il soggetto B. è incapace di aggiornare il proprio Sé riguardo a ciò che è diventato, chi è nella vita, i ruoli che svolge (disturbo della funzione-Personalità del Sé).
Valeria Conte (intervista di R.G. Romano), Il paziente borderline: una ostinata e sofferta richiesta di chiarezza, in G. Salonia,V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pag. 154