Gli studiosi dei legami del cuore umano (gli psicoterapeuti), dopo aver focalizzato le dinamiche del “triangolo primario”, sviscerando quell’intreccio misterioso e complesso di sentimenti che lega le figure genitoriali con il figlio, si stanno focalizzando sul sibling, ossia sulla valenza formativa dell’essere fratelli e sorelle. E’ emerso che questo legame non è secondario, ma costitutivo della struttura affettiva. Non solo perché la fratria è il grembo dove si apprende quanto spazio dare alla casa (proprietà del primogenito) e quanto al mondo (che, abitualmente, diventa la casa del secondogenito), ma anche perché il fratello o la sorella costituiscono un imprinting della forma che ha il nostro essere nel mondo: basti pensare al primogenito che si sente in un attimo diseredato dall’essere “l’unico” e gettato nel mondo dell’essere “unico”, al secondogenito che ha un intermediario nel rapporto con i genitori e impara il mondo con la traduzione simultanea del primogenito, al terzogenito che cresce salvo dalle ansie genitoriali perché coinvolto dalle dinamiche fraterne, e – perché no – all’unigenito che dovrà pagare l’unicità con una solitudine impagabile.
Giovanni Salonia, Presentazione, in Paola Aparo (ed.),Un fratello per Narciso. Gestalt Therapy e fratria, Cittadella Editrice, Aprile 2018, pagg. 9-10