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Si tratta – è la lezione di Antigone – di cambiare radicalmente le forme del vivere insieme tra donna e uomo nella città e nella casa: si tratta di avviarsi verso un reciproco, rispettoso, costitutivo ed interessato ascolto dell’altro. L’attualità di Antigone è in questo ricordare – pagando di persona – che la città appartiene anche alla donna, come la casa appartiene anche all’uomo. È nel ritrovare nuovi spazi di relazionalità che includano il femminile e il maschile che si può inaugurare un ordine veramente nuovo. Questo è il tema aperto, il compito assegnato alla condizione umana dopo secoli di scissione tra il femminile e il maschile. La hybris dell’autoreferenzialità porta distruzione e morte. Antigone è la cifra di ogni rifiuto del pensiero unico, di ogni pretesa di qualsiasi uomo di parlare in nome di Dio. 

L’ordo amoris richiede di ripensare la donna nella città e l’uomo nella casa. Quando la città, le civiltà saranno pensate al femminile o, meglio, al ‘femminile-maschile’ scopriremo possibilità inedite di risposta alle domande della polis: come coniugare gli interessi degli uni con quelli degli altri? È ovvio che questo richiede che la presenza della donna non sia episodica o aggiuntiva, ma venga percepita come costitutiva del pensiero politico, della rete di rapporti che deve tessere una città nella sua molteplicità di presenze. Far risuonare nella città la voce dei corpi morti, di coloro che non hanno voce, è passione spontanea e vibrante del corpo femminile, fatto per custodire la vita nel tempo del silenzio. Come ci insegna la storia, la città governata solo da maschi (o secondo il registro maschile) imbocca facilmente le strade della prevaricazione e della morte. Sembra che il futuro della città o sarà femminile o non ci sarà: la città ha estremo bisogno della presenza della donna per essere ripensata nella dimensione dell’oikos, e cioè degli affetti.

(Giovanni Salonia, La grazia dell’audacia. Per una lettura Gestaltica dell’Antigone, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2012)

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