Some contents or functionalities here are not available due to your cookie preferences!

This happens because the functionality/content marked as “Facebook Pixel [noscript]” uses cookies that you choosed to keep disabled. In order to view this content or use this functionality, please enable cookies: click here to open your cookie preferences.

Guido è un frate anziano con uno stato di Alzheimer moderato, trascorre le sue giornate in convento, coinvolto in alcune attività dai frati con cui vive e che si prendono cura di lui. Un giorno il superiore lo vede stare in disparte, un po’ incupito, con un’aria triste quasi fosse amareggiato. Già informato del fatto che ci fossero state delle incomprensioni tra Giudo e un altro confratello, gli si approssima, provando a interagire con lui per capire come stia e se abbia bisogno qualcosa. Di fronte alle domande del superiore che cerca di capire cosa fosse successo e cosa lo avesse ferito Guido risponde: «Non lo so cosa mi ha detto ma era arrabbiato!».
La storia di Guido dimostra che i pazienti DA possono comunque accedere alla dimensione corporea della conoscenza. Facendo riferimento ai meccanismi di ‘rispecchiamento’ possiamo ipotizzare che le stesse strutture nervose che permettono al paziente di esperire le proprie sensazioni ed emozioni gli consentano, attraverso l’attivazione di una ‘consonanza intenzionale’, una comprensione implicita degli altri. Infatti, questo meccanismo di risonanza, come legame intercorporeo, permette di «‘mappare’ il sentire e l’agire altrui in modo pre-linguistico, prerazionale, non introspettivo, diretto e automatico». Sappiamo che la realtà viene conosciuta attraverso differenti formati rappresentazionali corporei e proposizionali. Quello che possiamo osservare nel paziente DA è la progressiva inaccessibilità al formato proposizionale e la permanenza del formato corporeo. È come se in un processo di progressiva degenerazione venisse mantenuto il sistema rappresentazionale corporeo che, a livello filogenetico e ontogenetico precede quello proposizionale. In termini clinici ciò implica che le sensazioni e le emozioni rimangono nel paziente come aggancio alla realtà, sia in termini soggettivi che intercorporei, guidando il suo modo di stare nel mondo e nella relazione con gli altri.

Grace Maiorana e Barbara Buoso, Il frammentarsi delle traità nella demenza di Alzheimer. Ed io avrò cura di te: ricucire trame smarrite, in GTK 6, Rivista di Psicoterapia, Maggio 2016, pagg. 27-28



Su questo sito Web utilizziamo strumenti di prima o di terzi che memorizzano file di piccole dimensioni (cookie) sul dispositivo. I cookie sono normalmente utilizzati per consentire al sito di funzionare correttamente. I Cookie tecnici, per generare rapporti sull’utilizzo della navigazione cookie statistici e per pubblicizzare adeguatamente i nostri servizi / prodotti e i cookie di profilazione. Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti un’esperienza migliore.
Cookies policy
Privacy policy

Some contents or functionalities here are not available due to your cookie preferences!

This happens because the functionality/content marked as “%SERVICE_NAME%” uses cookies that you choosed to keep disabled. In order to view this content or use this functionality, please enable cookies: click here to open your cookie preferences.