La GT legge la depressione come reazione comportamentale legata all’interruzione di un viaggio che inizia con l’altro e mira alla pienezza di un incontro. […] La depressione, quindi, si presenta come la reazione corporeo relazionale del soggetto (del bambino) nel momento in cui si interrompe una ‘danza a due’ prima ancora che si compia il contatto atteso con l’Altro. […] Ci si era messi in viaggio sentendo il proprio corpo e quello dell’Altro aperti e protesi l’uno verso l’altro, e ad un tratto il corpo dell’Altro scompare, si ritira. Il corpo del bambino è stato chiamato alla vita dal corpo della madre innamorata e protesa verso di lui, adesso che questo corpo manca viene a mancare al bambino, a livello corporeo, il senso stesso di esistere. L’attesa di un gesto da parte del corpo dell’Altro rimane drammaticamente senza risposta: quel gesto che rivelerebbe che egli è ancora oggetto di desiderio, che il corpo dell’Altro è proteso verso il suo corpo. Ma proprio quel gesto – atteso a tal punto da diventare ossessivo – non arriva, e non arriva nonostante i tanti gesti (sempre meno convinti ed energici) di elicitazione sofferta o irata da parte del bambino. A quel punto, il flusso si interrompe: il flusso relazionale e il flusso della vita. È come se il bambino dicesse: «Se tu, se il tuo corpo non ha interesse per me, per il mio corpo, neppure io ho interesse per me, per il mio corpo». Dopo qualche tentativo di ritrovarlo, il soggetto (il bambino) si lascia ‘morire’ a livello psichico o fisico: è una morte per amore (non per nulla si cade nella depressione come si cade – direbbero gli inglesi – nell’amore).
Giovanni Salonia L’improvviso, inesplicabile sparire dell’Altro. Depressione, Gestalt Therapy e postmodernità, in G. Salonia,V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pp. 183-184