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Kairòs è il tempo opportuno, 
il momento da cogliere, 
l’istante in cui si è visitati dalla grazia della vita.

 

Il dono del Kairòs

Il ‘quando’ dire è l’altra condizione necassaria per fare sprigionare la forza curativa delle parole. C’è un kairòs della parola che va appreso. Diventa la cartina di tornasole per riconoscere un terapeuta: l’attenzione e la ricerca del ‘tempo propizio’ in cui dire le cose. Il kairòs accade se si è in contatto con sé stessi, con l’altro e con la relazione che si sta costruendo assieme: il kairòs della parola è il dono che la relazione fa a chi alla relazione si consegna. A questo punto si comprende come la parola ha il ritmo della musica. La parola che cura ha una musicità tale da ridare vibrazione anche alle parole senza vita. Parafrasando Novalis, possiamo dire che saper parlare e saper ascoltare è fondamentalmente un problema musicale.


La parola del terapeuta cura se fa nascere nell’altro parole nuove. Per poter trasformare dolori e smarrimenti della vita in un opera d’arte -significato ultimo di ogni esistenza- è fondamentale trovare ‘le parole per dirli’. Quando lo smarrimento, come il dolore, trovano la loro parola, allora inizia il lento cammino di trasformazione in canto. Non per nulla D. Stern, creando la sua teoria evolutiva, ha posto in modo geniale come punto d’arrivo della crescita e della maturazione, il narrative Self: la capacità del bambino di narrare (narrarsi) ad un altro.


La parola, nella sua intima essenza, ha una valenza triadica: io dico qualcosa a qualcuno. Se non c’è l’io si tratta di parole vuote, se non c’è l’altro si tratta di parole sprecate, se non c’è la parola tra me e l’altro siamo nella fusione o nell’indifferenza. 
La parola è la condizione dell’incontro: una parola che va e viene dalle solitudini dei due attraverso un gioco di apertura del proprio mondo e di accoglienza di quello altrui. Si tratta di una danza che tra parola e silenzio permette a due anime di andare e venire dalla solitudine costitutiva all’incontro generativo.


Tratto da: Giovanni Salonia, Sulla felicità e dintorni. Tra corpo, parola e tempo. Edizione nuova, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2011, p. 73.

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