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Una recente ricerca dell’Università di Oxford ha preso in esame famiglie che vivono nel sud-ovest dell’Inghilterra. Ai genitori di 10.440 bambini è stato chiesto di compilare il Strengths and Difficulties Questionnaire (SDQ) per capire se i figli fossero equilibrati. I bambini sono stati esaminati dai primi mesi di vita e a 6.328 di loro sono state fatte interviste fino agli 11 anni di età.

Ciò che è emerso da questa ricerca longitudinale è che i padri che si sentivano sicuri nel rapporto coi figli e realizzati nel ruolo genitoriale avevano figli più equilibrati. Questi ragazzi hanno il 28% in meno di probabilità di avere problemi comportamentali nella preadolescenza.

Il padre ha un ruolo importante nello sviluppo emotivo della prole: il suo coinvolgimento nell’accudimento dei figli e nella condivisione con la madre della gestione dell’ambiente familiare fa sì che oltre alle capacità cognitive si sviluppino in loro quelle di empatia e di autocontrollo e diminuiscano sia l’impatto di problemi come la depressione materna sia gli stereotipi legati al genere.

Per gli autori della sopracitata ricerca, la connessione e la risposta emotiva rendono il padre determinante nello sviluppo dei figli. Molti ricercatori concordano nell’affermare che i figli di padri che hanno fornito loro cure adeguate posseggono un maggiore sviluppo cognitivo rispetto a figli di padri meno coinvolti nel processo di accudimento. Un bambino, le cui figure parentali sono entrambe presenti e offrono differenti stimoli ed opportunità, è probabile che impari ad interagire in modo più adeguato con persone che possiedono diversi stili comportamentali e a sviluppare meglio le sue capacità relazionali.

Il ruolo psicologico del padre è di fornire protezione, infondere fiducia e sicurezza, saper contenere ed esercitare un ruolo normativo e strutturante. Egli è indispensabile per consentire lo svincolo adolescenziale attraverso il porre e garantire le regole.

«Il padre potrebbe avere una ‘funzione di protezione’ rispetto alla qualità del legame di attaccamento del bambino con la sua figura di attaccamento principale. Una interpretazione del ruolo del padre, questa, che lo vede, secondo un modello che potremmo definire ‘compensativo’, come fattore che interrompe la traiettoria del rischio costituito da un eventuale stile caregiving da parte della madre distorto o carente». In questa prospettiva, ciascuna diade relazionale può essere influenzata e influenzare l’altra e inoltre le caratteristiche di ciascun partner condizionano anche le relazioni in cui non è direttamente coinvolto.

(Eleonora Savino, Il triangolo primario intercorporeo: il ruolo del padre nello sviluppo infantile, in GTK Rivista di Psicoterapia, luglio 2019. Fotografia: Mirror no.3, Margot Errante)

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