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Della libertà del gesto musicale si considerino alcuni aspetti: la corrispondenza del gesto con la sensibilità personale (formatasi nelle relazioni precoci), con la postura (anch’essa ‘storia’ di relazioni) e con l’ambiente. La sua genesi è quindi nel ‘contatto’ tra Organismo (da qui in poi solo O.) e Ambiente (solo A.). Nella sua spontaneità, il gesto rappresenta dunque il Sé in contatto del musicista e, in secondo luogo, l’assenza di sforzo (fluidità) e di tensioni che impediscono lo scorrere normale del movimento. 
Opera di Angelo Ruta
Due sono i problemi in cui il musicista può incappare: da un lato il tecnicismo, in cui si tende a staccare l’esecuzione strumentale da un sentire propriamente corporeo; dall’altro invece l’eccessivo coinvolgimento, dove il sentire si tramuta in una tensione a livelli sovrabbondanti e che, allo stesso tempo, rischia di impedire il fluire della musica. Anche l’eccessiva tendenza al controllo altro non è che tensione che interferisce e impedisce la libertà e la spontaneità del gesto. Spesso il musicista è ossessionato dal cercare di controllare quei processi corporei che invece, se lasciati alla loro naturalezza, ‘suonerebbero bene’ da soli. In questo si può situare l’importanza del gesto: la fiducia nella spontaneità del gesto musicale e nei processi che il proprio corpo esegue. Ecco perché i pazienti hanno bisogno di un lavoro di tipo percettivo e affettivo-relazionale riguardante la stabilità e la flessibilità corporea, il Modello Relazionale di Base e la loro storia relazionale, anche in relazione all’attività musicale.

Giovanni Turra e Elena Ponzio, Il crampo del violinista. La Gestalt Therapy nel trattamento della distonia focale alla mano del musicista, inGTK 6, Rivista di Psicoterapia, Maggio 2016, pag. 74

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