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Penso che ogni epoca della storia abbia avuto le sue paure, perlomeno questo genere di paure. La persone durante il giorno erano gioiose, si divertivano, ma la sera avevano incubi.
Perché succede che la paura è presente in qualsiasi società storica e in qualsiasi società immaginabile? Perché – questo per i lettori di una rivista come GTK è davvero importante – noi siamo l’unica specie vivente che è consapevole di essere mortale.  Gli animali sanno, a volte perfino meglio di noi, che la mor­te si sta avvicinando, ma non sanno fin dalla nascita e in tutta la loro vita che sono mortali, che devono morire. Solo noi umani lo sappiamo e quindi abbiamo la paura della morte che fa di ogni sforzo di questa vita una cosa assurda. Come possiamo leggere nelle meditazioni di Blaise Pascal, egli spiega perché il sapere che tutti un giorno finiremo ren­de assurdo, privo di senso, il nostro essere in questo mondo. La mia esperienza, dopo oltre sessant’anni di studi sulla cultura, è che l’intera idea di questa cultura è anch’essa un tratto specifico della specie umana. Nessun’altra specie possiede un equivalente della cultura umana. La cultura è un espediente che rende concepibile la vita con la consape­volezza della mortalità. […] Ma la specificità delle paure della società liquida è ancora una volta connessa ad altri aspetti della società liquida.  In passato i prodotti culturali esprimevano la cultura che li generava; cioè quando i nostri antenati immaginavano la loro stessa storia come un’evoluzione da un punto più basso a uno più alto, a un altro più alto, a un altro anco­ra più alto: una linea, un’evoluzione lineare della cultura. Ma oggi, a differenza di quel tempo, il consiglio culturale, la raccomandazione culturale, la pressione culturale che ci capita di sperimentare sono tutti deregolamentati. E quindi i gadget che ci consentono di convivere con questa paura primordiale sono sparpagliati, diffusi e differenziati. Di con­seguenza le nostre paure sono ancora una volta diffuse, sparpagliate e disancorate. Abbiamo paura, abbiamo incu­bi ma non sappiamo esattamente perché abbiamo paura, qual è il motivo di questa paura. La paura fluttua nuovamen­te: come abbiamo detto prima, è in cerca di un luogo dove ancorarsi.
Il volo di Bauman a Siracusa.  Intervista a Zygmunt Bauman, a cura di Orazio Mezzio, in GTK 3, Rivista di Psicoterapia, Settembre 2012, pagg. 103-104

Per leggere la versione integrale dell’intervista esclusiva a Bauman, disponibile sia in italiano che in inglese clicca QUI



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