All’esame dei Disturbi d’Ansia e dei Disturbi dell’Umore dedicheremo la prossima lezione del Corso di alta formazione in Psicopatologia gestaltica, con crediti ECM. È possibile partecipare come uditori.
L’autonomia è veramente tale se poggia su gambe solide, se possiamo girarci indietro e guardare i nostri punti di riferimento per ritrovare l’audacia e la sicurezza nell’andare avanti nel mondo. Ecco, in modo prorompente, l’attacco di panico disvela il senso di solitudine estrema che si nasconde nelle viscere dell’anima e la mancanza di quelle sicurezze esistenziali che derivano dal modo in cui l’‘altro’ si è preso cura di noi. Candidati all’attacco di panico sono gli «orfani affettivi», così definiti in letteratura, quelli cresciuti in fretta facendo appello alle loro risorse, che non potendo aspettarsi nulla dal mondo esterno hanno finito per negare le proprie debolezze, divenendo genitori di se stessi. Il tipo di sostegno che è mancato in chi soffre di attacchi di panico, dunque, è proprio la possibilità di beneficiare di un ground solido, di un contesto di crescita affettivo e valoriale saldo e allo stesso modo flessibile.
E che cos’è se non l’ansia di consegnarsi, l’esperienza di angoscia più temuta e difficile da affrontare per chi ha dovuto imparare presto a rivolgere verso o contro di sé ciò che avrebbe voluto fare o ricevere dall’Ambiente? Per chi ha bloccato l’azione perché sentiva il mondo piccolo e incapace di sostenere la sua energia e il bisogno di affidarsi?
(Annalisa Castrechini, Con te non ho paura. Per una rilettura del testo “Attacchi di panico e postmodernità”, in GTK Rivista di Psicoterapia, dicembre 2014)