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Gaspare Orlando

Rivista GTK n. 08

EAGT Gestalt Conference 2019

19-22 september, 2019- Budapest, Hungary

La EAGT (European Association for Gestalt Therapy) Conference di Budapest che si è tenuta dal 19 al 22 settembre 2019 ha visto coinvolti più di 700 partecipanti provenienti da oltre 50 paesi del mondo, offrendo agli stessi circa 160 workshop teorico-clinici ed esperienziali, oltre alle plenarie frontali presentate da alcuni tra i più autorevoli rappresentanti della Gestalt Therapy mondiale.

Tema della conferenza è stato l’Esplorazione sperimentale del vuoto fertile e dell’indifferenza creativa, ossia la capacità di rimanere in uno stato di non conoscenza confidando nel flusso creativo nelle esperienze dell’esser-ci con[1], nella convinzione che l’energia creativa possa albergare nel vuoto fertile soggettivo e che la stessa possa emergere spontaneamente, coerentemente con l’emergere delle “figure”: il vuoto fertile come campo indifferenziato da cui emerge il tutto. L’analisi delle figure emergenti sembra prendere forma da una sorta di danza tra le polarità.

La maggior parte dei contributi della conferenza, in particolar modo le plenarie allargate, ha attraversato (sebbene in alcuni casi trasversalmente) il tema del vuoto fertile e della indifferenza creativa – a partire dalle differenti prospettive – teorica, clinica, metodologica ed esistenziale – e a seconda del focus d’osservazione.

«A Budapest miriamo a co-creare con voi – si leggeva nella presentazione stessa della conferenza – uno spazio fertile in cui tutti possiamo connetterci, condividere ed esplorare noi stessi e gli altri e trovare nuove possibilità nel flusso delle nostre energie creative e nell’emergere di nuove comprensioni».

Il triennale appuntamento che da sempre ha lo scopo di riunire i gestaltisti di tutto il mondo, giunto ora alla 13ª edizione, ha avuto inizio con l’apertura dei lavori da parte dell’attuale presidente delle EAGT, Beatrix Wimmer, che insieme al presidente dell’HUG Judit Stefany Tòth ha dato il benvenuto a tutti i partecipanti ed introdotto il tema della conferenza.

Durante la presentazione, Beatrix Wimmer ha incoraggiato la possibilità di potersi confrontare a partire dalle diverse prospettive teoriche, dentro la matrice dell’appartenenza gestaltica, allo scopo di arricchire reciprocamente le nostre conoscenze in uno scambio critico e costruttivo, attraverso gli aspetti teorico-clinici, metodologici, socio-politici ed esistenziali.

Proprio a questo scopo ci sembra utile riportare sinteticamente tre contributi presentati durante le conferenze plenarie a tema.

Nancy Amendt-Lyon

How can a void be fertile? Implications of Friedlaender’s theory of Creative Indifference for the contemporary practice of Gestalt therapy

Nella sua relazione, N. Amendt si pone e pone la domanda su come possa il vuoto essere fertile.

Tema della conferenza è stato l’Esplorazione sperimentale del vuoto fertile e dell’indifferenza creativa, ossia la capacità di rimanere in uno stato di non conoscenza confidando nel flusso creativo nelle esperienze dell’esser-ci con, nella convinzione che l’energia creativa possa albergare nel vuoto fertile soggettivo e che la stessa possa emergere spontaneamente, coerentemente con l’emergere delle “figure”: il vuoto fertile come campo indifferenziato da cui emerge il tutto

Ripercorrendo le implicazioni teoriche di Solomo Friedlaender sull’indifferenza creativa e come queste abbiano influenzato il pensiero del primo Perls, la relatrice pone l’accento su come l’evoluzione di tale riflessione ancor oggi arricchisca la psicoterapia della Gestalt, sia sul piano teorico che su quello clinico. Secondo la relatrice il “non sapere” è un prerequisito essenziale, una sorta di atteggiamento che consente di esplorare ogni situazione terapeutica, incoraggiando a sperimentare e sperimentarsi nella situazione clinica creando la possibilità di riorganizzare un campo (relazionale) disfunzionale: se riusciamo nella situazione terapeutica a rinunciare a ciò che ci è familiare, permettiamo l’emergere di infinite possibilità, a partire da quel «punto zero» o «modalità media» che permette alle polarità di esprimersi in maniera integrata e creativa. Sperimentare il vuoto fertile o la fase di pre-differenziazione risulta essere di fondamentale importanza per i processi creativi e di cambiamento nella terapia.

Robert W. Resnick

The Fertile Void – Gestalt in Action

Il prof. Resnick comincia la sua relazione partendo da quando, ancora giovane, rimase affascinato dal concetto di vuoto fertile inteso nelle sue molteplici accezioni: spazio, tempo, conoscenza, energia. Stare con il non sapere in questo “vuoto fertile” confidando che qualche cosa, in maniera più o meno creativa, accadrà.

Il relatore, a partire dal concetto di vuoto fertile, attraversa e disquisisce sulle polarità, sull’ascolto e sul bisogno del silenzio e del riposo quali requisiti essenziali per sentire l’energia che attraversa ognuno di noi. Ogni vuoto è fertile in quanto precursore di qualcosa di nuovo e sconosciuto che nel qui e ora emerge e diventa figura che attrae e spaventa.

Il “non sapere” è un prerequisito essenziale, una sorta di atteggiamento che consente di esplorare ogni situazione terapeutica, incoraggiando a sperimentare e sperimentarsi nella situazione clinica creando la possibilità di riorganizzare un campo (relazionale) disfunzionale

Il prof. Resnick poi si sofferma sul tema che ha interessato negli ultimi anni la Psicoanalisi contemporanea e la stessa Psicoterapia della Gestalt, ossia la relazione. In realtà il professore afferma che probabilmente è stato trascurato da molti quello che è stato uno dei punti più importanti identificati da Perls ovvero il rapporto tra organismo e ambiente. In una parola: l’ecologia, ramo della biologia che studia il rapporto degli organismi tra loro e il loro ambiente fisico (o contesto).

Biologia, teoria dei campi, fenomenologia ed esistenzialismo incarnano la co-creazione dell’esperienza consapevole, a cui il terapeuta si lascia andare per consentire, a partire dal vuoto fertile, che emerga la novità nella relazione tra lui stesso e il paziente.

Onorare il “non sapere” del vuoto fertile consente la scoperta di nuove organizzazioni di significato e comprensione, fornendo una nuova consapevolezza di ciò che è possibile dissolvere a livello di interruzioni e/o aggiustamenti creativi obsoleti, per poter andare verso una più sana autoregolazione tra la persona e il suo ambiente.

Lynne Jacobs

Friedlaender: The polarity principle and the “revolution of egoism”

L’autrice parla nella sua relazione del principio delle polarità come «rivoluzione dell’egoismo».

Secondo la relatrice il presupposto metodologico applicato al pensiero di Friedlaender riguarda il principio di polarità e la modalità attraverso cui l’individuo può orientarsi adeguatamente nel mondo cognitivamente ed emotivamente. Le polarità come possibilità discriminante per riconoscere le differenze, quindi l’altro.

Biologia, teoria dei campi, fenomenologia ed esistenzialismo incarnano la co-creazione dell’esperienza consapevole, a cui il terapeuta si lascia andare per consentire, a partire dal vuoto fertile, che emerga la novità nella relazione tra lui stesso e il paziente

Rimanere indifferenti di fronte agli opposti diventerebbe presupposto imprescindibile per creare il vuoto fertile. Evitare quindi, sia come persone che come terapeuti, il rischio di polarizzare l’attenzione e quindi di incorrere, attraverso la ricerca spasmodica di soluzioni, di perdere quell’atteggiamento neutrale che si colloca sempre e comunque in una posizione media.

Da un punto di vista esistenziale la relatrice afferma che raggiungere tale atteggiamento neutrale che non si aggrappa agli opposti e/o agli estremi, in cui si evitano i giudizi e pregiudizi, permetterebbe di connettersi ai livelli più profondi di noi stessi, della coscienza e della vita.

Tutto ciò è stato definito da Friedlaender come una «revolution of egoism».

Da un punto di vista socio-politico si possono leggere e riconoscere le questioni poste in essere come risultato di convinzioni e intenzioni appartenenti a tutti e che attraversano i tempi (passato, presente e “futuro possibile”). Come a dire, il pensiero disfunzionale si polarizza negli opposti, mentre la riconciliazione sta nel mezzo: noi diremmo “nella relazione”.

Ai lavori dell’EAGT a Budapest la community Gtk[2] ha partecipato con i contributi dei nostri Direttori, Giovanni Salonia e Valeria Conte, insieme a Giovanni Turra, Rosaria Lisi e me.

Ecco nel dettaglio i workshop dell’Istituto Gtk all’EAGT Conference 2019:

  • il 20 Settembre c’è stata la lecture di Gaspare Orlando: PANIC ATTACKS. Base relational model (MRB), Life Cycle and Clinic in Gtk;
  • il 21 settembre alle 11:30 la lecture di Rosaria Lisi: When the void becomes a longing for confluence. Hysteria and Gestalt Therapy;
  • il 21 settembre alle 15:30 il workshop di Giovanni Salonia e Valeria Conte: The dance of the chairs and the dance of the pronouns. The Theory of Self and Family Therapy in Gestalt Therapy.

La mia presentazione, PANIC ATTACKS. Base Relational Model (MRB), Life Cycle and Clinic in Gtk è il primo dei tre interventi dell’Istituto.

L’intervento ha voluto sottolineare la novità del Modello Gtk nella diagnosi e nella terapia con gli attacchi di panico, differenziandolo dalla terapia con soggetti che manifestano crisi di panico.

Evitare quindi, sia come persone che come terapeuti, il rischio di polarizzare l’attenzione e quindi di incorrere, attraverso la ricerca spasmodica di soluzioni, di perdere quell’atteggiamento neutrale che si colloca sempre e comunque in una posizione media

Durante il workshop sono stati descritti lo studio, la ricerca e la clinica sugli attacchi di panico con una lettura fenomenologica e processuale fedele all’orientamento teorico-clinico della GT (Istituto Gtk. Gli Attacchi di Panico possono essere considerati una drammatica richiesta di relazione per ricostruire quell’appartenenza costitutiva di ogni identità integra e piena. A tal proposito, nel contributo sono stati affrontati i temi riguardanti la fenomenologia dell’Attacco di Panico nella società postmoderna e il significato del sintomo relativamente al Ciclo Vitale del paziente con riferimento all’attuale contesto e al MRB. Inoltre, è stato descritto lo studio e la ricerca clinica, ponendo l’attenzione sia sull’aspetto diagnostico degli attacchi di panico (interruzione di contatto e dell’esperienza corporeo-relazionale nello stile relazionale retroflessivo[3]) sia su quello terapeutico, tenendo conto della teoria del ciclo di contatto[4], della teoria evolutiva e della teoria del Sé[5].

Infine è stato dato rilievo alla diagnosi differenziale tra l’attacco di panico e la crisi di panico[6], dal momento che proprio quest’aspetto determina lo specifico intervento clinico e terapeutico.

Con una cospicua partecipazione di pubblico c’è stata anche una feconda e curiosa interazione con il relatore, al quale hanno rivolto interessanti domande e lasciato feedback positivi.

Gli Attacchi di Panico possono essere considerati una drammatica richiesta di relazione per ricostruire quell’appartenenza costitutiva di ogni identità integra e piena

Il 21 è stata la volta di Rosaria Lisi che ha tenuto la sua lecture sul tema When the void becomes a longing for confluence. Hysteria and Gestalt Therapy[7], contributo che ha messo in luce la metodologia di ricerca del modello Gtk nell’ambito della psicodiagnosi e della terapia gestaltica di questa particolare psicopatologia.

Nel suo intervento, Rosaria ha analizzato alcune delle motivazioni dell’apparente scomparsa della patologia e, ripercorrendo le novità della teoria freudiana dell’isteria (e la rilettura delle teorie femministe), è approdata ad una rilettura fenomenologico-relazionale della sintomatologia isterica. La prospettiva gestaltica, che pone il focus sui vissuti (e non sui sintomi) del paziente, permette di diagnosticare la patologia anche quando si nasconde simulando altre patologie psichiche, e di conseguenza di impostare il percorso terapeutico più idoneo.

Durante la lecture si è tenuto un interessante dibattito sui punti di contatto e le differenze tra ermeneutica psicoanalitica e lettura gestaltica dei sintomi, notevolmente apprezzata dai numerosi partecipanti.

Le presentazioni del nostro Istituto Gtk all’EAGT Conference 2019 a Budapest si sono concluse il 21 pomeriggio con il workshop condotto dai direttori Giovanni Salonia e Valeria Conte The dance of the chairs and the dance of the pronouns[8]. The Theory of Self and Family Therapy in Gestalt Therapy.

I partecipanti hanno seguito con coinvolgimento e in particolare si sono dimostrati molto interessati alla nuova prospettiva della funzione-Personalità del Sé nel modello di Terapia Familiare elaborato dell’Istituto Gtk (che è possibile approfondire nel libro Danza delle sedie e danza dei pronomi). Terapia Gestaltica Familiare).

La prospettiva gestaltica, che pone il focus sui vissuti (e non sui sintomi) del paziente, permette di diagnosticare la patologia anche quando si nasconde simulando altre patologie psichiche, e di conseguenza di impostare il percorso terapeutico più idoneo

La famiglia postmoderna porta avanti un progetto inedito e ambizioso: essere il luogo della piena realizzazione di ognuno e di tutti. Dentro tale intenzionalità si hanno difficoltà e conflitti che spesso sembrano contraddire questo progetto. Coniugare, infatti, maternità e paternità, maschile e femminile, sessualità e vita quotidiana, sogni e tradimenti, piccoli e grandi, centralità e periferia, primogeniti e secondogeniti è fatica spesso impossibile. La GT, assumendo come principi ispiratori e clinici la centralità del soggetto in relazione, il corpo vissuto[9], il qui-e-adesso del contatto, offre chiavi di lettura e di intervento che facilitano nella famiglia la ripresa della danza relazionale, dove diventa musica il ritmo di ogni membro della famiglia. Categorie come intercorporeità, funzione-Personalità, grammatica della relazione diventano nella presentazione strumenti terapeutici preziosi per ridare alla famiglia il sogno di una pienezza del singolo e di tutti. Il numerosissimo pubblico intervenuto in sala, con domande specifiche ed interessate, ha dato la possibilità ai nostri direttori di rispondere e approfondire le varie tematiche con precisione e rigore teorico e/o clinico.

Brevi considerazioni conclusive

Laddove «si tratta di riscoprire l’interiorità come spazio soggettivo di ascolto e di assimilazione delle esperienze di contatto, il ‘vuoto fertile’ come genuino grembo della creatività, è necessario: in ciò sta il criterio valutativo della consapevolezza di sé»[10].

A Budapest l’esperienza della community Gtk è stata positiva e arricchente sotto vari aspetti. Innanzitutto il confronto con i colleghi dei vari paesi, con i quali abbiamo potuto scambiare opinioni teoriche e cliniche in merito alle nostre e alle loro presentazioni. In particolare, relativamente al tema della conferenza, sembra essere stato molto apprezzato il lavoro che l’Istituto ha portato avanti negli ultimi anni rispetto alla teoria del Sé ed in particolare alla rilettura della funzione-Personalità del Sé, soprattutto per le ricadute in ambito clinico che tale innovazione ha apportato sia nella terapia individuale che familiare.

Inoltre, molto apprezzata dai partecipanti è stata la ricerca in ambito clinico durante tutte e tre le presentazioni, come dimostrato dalle diverse domande, curiosità e interventi pregni di interesse.

Ottimi i feedback finali, con l’auspicio e la speranza che i ponti di Budapest abbiano potuto rappresentare ponti che connettono e permettono alle differenze di incontrarsi e di sperimentare nell’intimità soggettiva del vuoto fertile e creativo che abita il corpo di ogni persona in relazione, come risorsa unica ed inequivocabile e che rappresenta quelle potenzialità insite in ognuno di noi di esprimersi con spontaneità e creatività (possibilmente) responsabile.

La GT, assumendo come principi ispiratori e clinici la centralità del soggetto in relazione, il corpo vissuto, il qui-e- adesso del contatto, offre chiavi di lettura e di intervento che facilitano nella famiglia la ripresa della danza relazionale, dove diventa musica il ritmo di ogni membro della famiglia. Categorie come intercorporeità, funzione-Personalità, grammatica della relazione diventano nella presentazione strumenti terapeutici preziosi per ridare alla famiglia il sogno di una pienezza del singolo e di tutti

***

[1] Cfr. G. Salonia (2013b), Disagio psichico e risorse relazionali, in G. Salonia, V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 55-67
[2] Lo Staff didattico e clinico dell’Istituto di Gestalt Therapy hcc Kairos, Scuola di Specializzazione in psicoterapia della Gestalt; sedi riconosciute: Ragusa, Roma e Venezia. Direttori: Giovanni Salonia e Valeria Conte.
[3] Cfr. V. Conte (2013), La modalità relazionale narcisistica nella postmodernità e il lavoro terapeutico in Gestalt Therapy, in «GTK Rivista di Psicoterapia», 4, 17-38.
[4] Cfr. G. Salonia (1989), Tempi e modi del contatto, in «Quaderni di Gestalt», V, 8/9, 55-64.
[5] Cfr. Id. (2012), Teoria del Sé e società liquida. Riscrivere la funzione-Personalità in Gestalt Therapy, in «GTK Rivista di Psicoterapia», 3, 33-62.
[6] Cfr. Id. (2013c), L’anxiety come interruzione nella Gestalt Therapy, in G. Salonia, V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatolo- gia gestaltica, cit., 33-53.
[7] R. Lisi (2019), Isteria e Gestalt Therapy. Quando tutto è pertinente, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani.
[8] Cfr. G. Salonia (2017), Danza delle sedie e danza dei pronomi. Terapia Gestaltica Familiare, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani.
[9] Cfr. Id. (2008), La Psicoterapia della Gestalt e il lavoro sul corpo. Per una rilet- tura del fitness, in S. Vero, Il corpo disabitato. Semiologia, fenomenologia e psicopatologia del fitness, Franco Angeli, Milano, 55-71.
[10] Id. (2012), Teoria del sé e società liquida. Riscrivere la funzione-Personalità in Gestalt Therapy, in «GTK Rivista di Psicoterapia», 3, 33-62, 59.

Gaspare Orlando

Psicologo, psicoterapeuta, specializzato presso l’Istituto di Gestalt H.C.C. Ha conseguito un Master Universitario di secondo livello in Psico-oncologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Didatta presso l’Istituto di Gestalt Therapy hcc Kairos, svolge dal 2003 attività clinica e di ricerca in psicoterapia. Ha partecipato come relatore a numerosi workshop e conferenze italiane e internazionali, approfondendo in particolare lo studio e la clinica degli attacchi di panico.

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