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“Dire abitare poeticamente il mondo o abitare umanamente il mondo, in fondo, è la stessa cosa… C’è qualcosa della vita che non scompare, ma che si allontana. Semplicemente si allontana per un certo tempo… La natura, la verità, la bellezza, la dolcezza, la lentezza che sono state danneggiate sono solo indietreggiate e diventano un po’ più difficili da cogliere, da vivere. Troppo male è stato compiuto, ma non è irreversibile. Non credo all’irreversibile… Torneremo alle cose vive e vere”.
Christian Bobin

Quando ci riaffacceremo al mondo i bambini ci prenderanno per mano. Con cautela riassaggeremo tutto, piano piano riadatteremo le nostre pupille alla luce piena del giorno e a quella tenue della sera. Ci staremo di fronte con quella distanza calda che permette di vedere l’altro. A distanza, di fronte, ci guarderemo meglio, avremo uno sguardo nuovo sul mondo, sull’altro e su noi stessi, quello sguardo che consente di cogliere i particolari, i dettagli, le sfumature delle cose. Dopo aver abitato uno spazio ristretto, aver vissuto giornate scandite da un tempo lento, aver trasformato farina in pane, abbiamo guadagnato un’opportunità: essere diventati maggiormente sensibili. Con questa sensibilità torneremo nel mondo, con uno sguardo poetico, contemplativo che sa cogliere bellezza. L’immaginazione che ci ha consolati nei giorni di lontananza dal mondo potrà condurci sino all’invisibile e oltre l’orizzonte verso il piccolo e l’immenso. Un sentimento nuovo di gratitudine per il mondo e la vita guiderà i nostri passi, saranno passi piccoli come quelli dei bambini, ma passi che potranno condurci lontano. Sguardo, parola, sentimento insieme a fragilità e paura saranno nostri compagni di viaggio, li metteremo nella “truscitedda” (fagotto) che porteremo con noi, grandi e piccoli, quando usciremo. Sarà come portarci dietro un poco delle nostre case ad accompagnare i nostri corpi, mentre la natura saprà ancora farci dono della bellezza che da sempre indossa. Potremo godere – con lo stesso sguardo dei bambini – del verde dei fili d’erba, dei fiori di campo e di giardino, dell’azzurro del cielo, saranno dono per i nostri occhi quando ritorneremo ebbri di vita. La freschezza ritrovata dal nostro sguardo, la parola e il sentimento nutriti da nuova sensibilità potranno essere tocco per chi incontreremo: quella carezza che dovremo aspettare ancora. Torneremo ad abitare umanamente il mondo comprendendone la natura poetica, saremo vestiti di gentilezza che non è cortesia ma attenzione profonda, forza grande e comunione col mondo. Avremo un “cuore profumato” come quello dei bambini, capace di direzione e di senso, audace e forte nella giustizia. Cammineremo così con i bambini: a piccoli passi, con freschezza di sguardo e cuore aperto su strade nuove, sconosciute e spesso incomprese da noi adulti.

Dada Iacono, Ghery Maltese e Mirella Spadaro 

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